COOP: SHOPPING IN ITALIA DA CARREFOUR, E NUOVE APERTURE NELL' EST EUROPEO

Il numero uno italiano della grande distribuzione ha appena archiviato un bilancio 2009 ancora in crescita per ricavi, utile e quota di mercato e ora mette in cantiere nuove strategie di espansione

Shopping a tutto campo per Coop Italia. Dopo aver archiviato il terribile 2009 a testa alta, con un aumento del fatturato (12,8 miliardi , +1,7%), dell'utile netto (+1,1%) e quota di mercato (18,1%, +0,3%), il movimento delle cooperative di consumo rilancia ancora mettendo in moto un robusto piano di espansione. Nel carrello della spesa di Coop ci sono 700 milioni di euro di investimenti, da realizzare entro il 2012, che si tradurranno nell'apertura di circa 55 punti vendita in tutta Italia, ma con una particolare attenzione al Sud . «Nel mondo della Gdo, duramente colpito dalla crisi che ha eroso ulteriormente il potere d'acquisto delle famiglie, è in corso un processo di profonda trasformazione e selezione dei suoi protagonisti - dice Vincenzo Tassinari presidente del consiglio di gestione di Coop Italia, che da un anno ha adottato una governance duale - In questo contesto noi puntiamo a rafforzarci attraverso acquisizioni e aperture ex novo di punti vendita" . La ritirata dal sud di Carrefour, secondo operatore domestico, dietro solo a Coop, con una quota di mercato del 10% , ha già portato le insegne del distributore italiano su 4 ipermercati pugliesi che prima battevano bandiera del competitor francese . In attesa di un compratore restano altre sette strutture Carrefour. «Siamo interessati alle eventuali dismissioni dei concorrenti, ma non solo . Perché la distribuzione moderna spinge a nuove concentrazioni , soprattutto tra i piccoli e medi punti vendita» . Nei piani delle nove grandi coop di consumo che formano Coop Italia ci sono inrampadilancio 15 nuovi ipermercati, di questi almeno 5 sorgeranno al sud, tra Puglia, Calabriae Sicilia . «Prevediamo di creare tra i 3mila e i4mila nuovi posti di lavoro con questo piano di investimenti -continua Tassinari - e molti posti nasceranno proprio nel Mezzogiorno». Nel corso del 2009 sono aumentati i punti vendita (1446 complessivi con 19 nuove aperture), mentre è rimasta stabile la base occupazionale (56.500 dipendenti), crescono i soci (sono oltre 7,2 milioni, in crescita del 3,5% rispetto al 2008) . Sud Italia, ma non solo . Dopo la non fortunata esperienza in Cro azia, terminata con la cessione di Hipermarketi a SparAustria, Coop riprova con l'internazionalizzazione. Intanto prosegue il rafforzamento di Intercoop, la centrale di acquisto, in partnership con coop svedesi e spagnole, di merci non alimentari con base ad Hong Kong. E po i ritorna l'interesse per l'Est Europa : «I l nostro riferimento è il territorio -precisa Tassinari - I nostri soci-consumatori, prima di tutto . Ma abbiamo in cantiere anche alcune alleanze per lo sviluppo del movimento cooperativo in Est Europa» . Estendere la rete, però non basta. Il barometro Coop, lo strumento che periodicamente rileva gli orientamenti verso i consumi, registra a giugno un peggioramento della fiducia delle famiglie sulle condizioni economiche, un dato che fa il paio con quello Istat sulla caduta verticale del potere d'acquisto, a meno 3,4% nel biennio 2008-2009 . Il pianeta Coop ha reagito con una politica di bassi prezzi (in calo dell',1,4%), che ha pr eteso il sacrificio dei fornitori, anche se, continuaTassinari, «senza una strategia del governo dilungo respiro per il rilancio dei consumi sarà difficile uscire indenni da questa crisi» . Il piano coop per non perdere terreno è tutto rivolto al private label, tanto che la quota dei prodotti a marchio proprio raggiunge i 2,7 miliardi di euro di fatturato, che vale complessivamente 25,4% dei volumi d'affari . Si tratta di una quota più europea che italiana, dove le private label sono ancorate al 14% . «Di fatto siamo tra le prime industrie alimentari italiane. I nostri prodotti vengono realizzati da 300 imprese industriali e 10mila realtà agricole. E continueremo a investire : vogliamo portare la quota almeno al 30% del fatturato" . Per il 2010 Coop prevede tuttavia ancora un anno in crescita, i primi 5 mesi dell'anno hanno registrato un aumento del giro d'affari dell' 1,8%, e il traguardo dei 13 miliard i sembra a portata di mano. Una sponda, a dispetto del calo generalizzato dei consumi, di circa il 6,3% tra 2008 e 2009, arriva dalle opportuni là di business, e di fidelizzazione della clientela, rese possibili dalle liberalizzazioni, che Vincenzo Tassinari, si augura possano «essere ulteriormente implementate, sia per i farmaci che per le altre referenze» . Buoni sono stati di CoopVoce, la telefonia mobile di Coop, che ha raggiunto nel corso del 2009 500mila attivazioni e, sempre nel corso dell'anno, è cresciutala diffusione di Coop Salute, con 95 corner, l'assunzione di 300 giovani farmacisti e un risparmio per il consumatore calcolato in 14 milioni di euro . Sul fronte dei nuovi istituti di pagamento, Coop Italia ha già avviato la sperimenazione dei pagamenti delle bollette in cassa in oltre 330 punti vendita .

Carrefour Pontecagnano: lavoratori a rischio

A rischio i posti di lavoro al Carrefour di Pontecagnano. Lo denuncia il sindacato dopo l’avviso della procedura di mobilitá per dieci dipendenti della catena di supermercati francese. Ma il timore è che possano rischiare il posto anche altri addetti. Intanto, il gruppo Cavamarket è vicino al fallimento dopo che il Governo ha negato l’accesso alla "legge Marzano": domani udienza in tribunale. Sempre domani, protesta dei dipendenti Alvi per le mensilitá arretrate.
Sono a rischio i posti di lavoro al Carrefour di Pontecagnano. Sono preoccupate le sigle sindacali dopo l’avviso di procedura di mobilitá per dieci dipendenti della nota catena di supermercati francese. Le unitá a rischio sono dieci, ma non sarebbero solo i dipendenti assunti con contratti a tempo indeterminato a rischiare. Il timore è che escano fuori dal Carrefour altre unitá assunte a tempo determinato con ripercussioni anche sull’indotto.

• Questo è quello che temono i sindacati, che giá prevedono altri contratti non rinnovati. Dunque l’avviso di mobilitá rischia di essere la spia di un disagio generale più ampio che potrebbe mettere a repentaglio un numero maggiore di posti di lavoro.

• Ne è convinta Raffaella Nomade della Uil Tucs che ha annunciato l’ avvio della procedura di mobilitá per i dieci lavoratori. «La situazione è critica - dice - cercheremo di fare il possibile per i dipendenti di Pontecagnano».

• La nota dell’avvio della procedura di mobilitá è stata comunicata in anticipo ai sindacati dal direttore centrale del Carrefour di Pontecagnano mercoledì scorso. Poi è arrivata alle sigle sindacali la doccia fredda con la conferma ufficiale del provvedimento da parte della sede amministrativa centrale del Carrefour.

• «Venerdì mattina abbiamo tenuto una prima assemblea congiunta tra i rappresentati delle sigle Cgil Cisl Uil e i dipendenti presso la sede di Pontecagnano». Dietro l’iniziativa del colosso francese, i sindacati temono ulteriori problemi che potrebbero sfociare in altre iniziative di mobilitá. «Siamo preoccupati perché se la societá punta a tagliare i dipendenti a tempo indeterminato, vuol dire che sono giá saltati i contratti a tempo determinato e chi ha stipulato con l’azienda rapporti di collaborazione tramite contratti interinali».

• Dunque i sindacati si sono giá mossi, contattando i vertici nazionali del Carrefour. è stata fissata la data dell’incontro con gli amministratori della societá: il 6 luglio a Roma. «Valuteremo la situazione insieme ai vertici del Carrafour nazionale - puntualizza Nomade - speriamo di far rientrare la crisi, di trovare una soluzione vantaggiosa per i dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro».

• Sará un braccio di ferro, quello con il Carrefour, visto che la societá d’oltralpe ritiene che vi sia un esubero di personale di cui doversi liberare per rientrare nel bilancio. è una crisi, quella dell’azienda, che investirebbe tutta Italia e non solo la struttura di Pontecagnano e che avrebbe costretto il Carrefour a pianificare nei punti vendita una serie di tagli al personale.

• Sarebbero diverse centinaia di unitá gli esuberi in tutto i paese a causa del calo del fatturato.

• Dunque lo spettro della riduzione di personale sembra essere inevitabilmente dietro l’angolo. Sembra essere certa della necessitá di dover applicare i tagli la sede centrale del Carrefour di Roma, visto che è in difficoltá e avrebbe intenzione di liberarsi del personale in eccedenza anche a Pontecagnano.

• Intende garantire sostegno ai dipendenti Nomade. «La procedura è stata avviata a livello nazionale, noi cercheremo di entrare nel merito della delicata vicenda. Dopo l’incontro che terremo a Roma il 6 luglio, ci renderemo conto dei margini della trattativa e se riusciremo a farla rientrare». L’esponente della Uil si dice molto preoccupata: «Dieci posti non sono pochi e sono a rischio chissá quante altre persone, l’indotto e le collaborazioni con i contratti a tempo parziale. In molti giá non sarebbero stati rinnovati. La situazione è critica».

Il caso delle mozzarelle blu vendute nelle principali catene Discount del Paese proprio non ci voleva

Il processo di maturazione del format, la crescita registratasi negli scorsi anni sull’onda di una serie fortunose di cause concomitanti, e che già ha registrato per motivi congeniti una battuta di arresto, subisce con questo caso un forte contraccolpo. Riassumiamo velocemente i fatti: la procura di Torino ha inserito nel registro del indagati 10 persone con l’accusa di violazione della legge del 1962 sugli alimenti e al commercio di prodotti pericolosi per la salute, ed anche, secondo le ultime indiscrezioni, per frode in commercio.
Tale atto di ufficio si è avuto in conseguenza della vendita di mozzarelle, prodotte in Germania, che a contatto con l’aria assumo una colorazione blu. Il motivo della colorazione è la contaminazione da più di un batterio patogeno che forse era presente nelle acque per la refrigerazione attinte in un pozzo interno allo stabilimento caseario in Germania.
Sembra addirittura che ci sia anche un primo caso di intossicazione a Padova, ma questo è ancora da verificare.
Le partite di mozzarelle sequestrate in varie località italiane sono quattrocento, per un totale di circa 45 mozzarelle. Le catene discount interessate sono quelle più importanti, i nomi sono su tutti i giornali e sono stati citati anche dalle televisioni nazionali, ovvero Eurospin, Lidl, Md Discount.

Incidente? Certo! La responsabilità dell’importatore e del distributore è oggettiva, se si entra nelle viscere del Diritto.

Ma esiste un problema di fondo che va analizzato: è chiaro che la mozzarella incriminata è una, mentre i marchi sono molteplici e tutti di Private Label. La capacità di penetrazione di chi ha venduto il prodotto alla distribuzione è indubbia, la fiducia di cui gode è importante, e forse in virtù di questa si è deciso di andare a concedere, per motivi legati sicuramente al prezzo,la possibilità di business di un prodotto che ha nell’italianità la sua principale caratteristica, ad una azienda tedesca che probabilmente anche l’importatore non conosce in profondità nei suoi aspetti produttivi.
Il danno all’immagine è di quelli che restano, all’immagine del format in primis, perché questo caso coinvolge più o meno il 50% del mercato di riferimento, all’immagine delle insegne ed infine ai Brand di fantasia coinvolti.
GDO News

Disabili al supermercato: per l'erogazione di servizi a domicilio basta fornire i dati essenziali.

E' violazione della privacy la richiesta della copia del verbale di invalidità
(Garante per la Protezione dei dati personali, Provvedimento 13.5.2010)

Con nota del 4 settembre 2009, E.M., "volontaria Caritas collaborante con le assistenti sociali di zona", ha segnalato che, "accompagnando un'invalida a fare la spesa [presso un punto vendita della catena commerciale XX S.p.A. sito in Milano aveva] avuto modo di constatare che, per il servizio a domicilio gratuito riservato agli invalidi al 100% [veniva] richiesta copia del verbale di invalidità", tanto che un'addetta all'esercizio commerciale aveva rifiutato all'interessata di poter fruire del servizio sulla base della mera esibizione di una tessera attestante lo stato di invalidità, affermando che, al contrario, era indispensabile acquisire copia del predetto verbale. Al fine di verificare la liceità del trattamento di dati personali della clientela effettuato nel caso di specie e di acquisire elementi idonei ad accertarne la conformità al Codice, sono state chieste a XX S.p.A. (di seguito, la società) informazioni volte a conoscere i presupposti -in specie normativi- che legittimerebbero il segnalato trattamento, con particolare riguardo alle finalità e alle modalità del trattamento dei dati idonei a rivelare le condizioni di salute ed all'osservanza delle disposizioni dettate dall'art. 13 del Codice in tema di informativa. Nel fornire il riscontro, la società, assumendo ogni responsabilità -anche penale- ai sensi dell'art. 168 del Codice, ha dichiarato (allegando documentazione al riguardo) che: a) la procedura aziendale che disciplina il servizio di consegna a domicilio, in ordine alla raccolta e al trattamento dei dati personali dei clienti interessati ad avvalersene, prevede "unicamente la raccolta dei dati... strettamente...

LaPrevidenza.it, 26/06/2010

Carrefour, 314 esuberi in Italia. Ma anche in Francia le cose non vanno bene

La grande catena di distribuzione ha deciso di tagliare il personale. Decisione contestata dai sindacati che chiedono "un progetto di rilancio"

Trecentoquattordici esuberi sui 1.761 addetti nei dieci punti vendita Carrefour in Italia, previsti in massima parte nelle unità meridionali, con il sito di Bari destinato addirittura alla chiusura e con i due complessi di Capodrise e Casoria ridimensionati nelle loro attività e negli organici.

Sono i numeri della crisi del colosso della grande distribuzione, con un piano di licenziamenti che non poteva non provocare;immediata reazione delle parti sociali, sia delle organizzazioni sindacali confederali che autonome.

In totale, fanno sapere le organizzazioni sindacali, Carrefour vorrebbe mandare a casa il 18% del personale, con la motivazione di un calo progressivo e costante del fatturato e dei clienti.
Secondo i sindacati però, non si possono mantenere operativi impianti da cinquemila metri quadrati con un personale già ridotto al minimo, mentre altri ipermercati di dimensioni analoghe occupano 250 addetti. Purtroppo è risaputo che se Carrefour trova da vendere, o anche da svendere decentemente in Italia, questo viene compiuto.

Ed infatti neanche nella madre patria le cose vanno bene per Carrefour: due settimana fa il titolo ha subito un forte crollo alla Borsa di Parigi dopo i dati trimestrali.
La società ha, infatti, annunciato vendite nel secondo trimestre per 23,7 miliardi di euro, un dato inferiore del 10% rispetto alla crescita registrata nel primo trimestre e anche al di sotto dei 24,4 miliardi stimati dagli analisti.
I ricavi negli ipermercati francesi sono calati del 2,4% nel solo secondo trimestre, o del 5,5% escludendo la vendita di carburanti. Un dato preoccupante, visto che la catena di ipermercati in Francia genera circa metà delle vendite di tutto il gruppo.
A deludere gli analisti proprio il settore alimentare, che penalizza il gruppo in proporzioni inimmaginabili con un calo delle vendite in Francia del 7,8%. Per fare fronte alla situazione, Carrefour ha indicato di voler dare la priorità agli ipermercati in Francia e ha promesso un piano di rilancio commerciale immediato per il secondo semestre con lo scopo di riconquistare quote di mercato.

GDONews

La spesa alimentare milanese in tempo di crisi. Lo studio

“Esiste un rapporto inversamente proporzionale tra il benessere e l’incidenza della spesa alimentare sul reddito disponibile” - spiega Luca Pesenti, Direttore di ORES, Osservatorio Regionale sull’Esclusione Sociale in Lombardia, presentando il progetto di ricerca nato dalla partnership ORES– NIELSEN. “ll trend dei consumi alimentari nell’ambito della grande distribuzione è il primo segnale della presenza di incertezza economica della famiglia. Dai dati ufficiali -continua Pesenti - emerge che le famiglie in condizione di povertà dedicano alla spesa alimentare una percentuale delle risorse a loro disposizione che supera di circa 5 punti percentuali l’equivalente spesa delle famiglie non povere, a scapito di altre voci di spesa ritenute meno prioritarie.”
Nell’ambito dell’accordo ORES-NIELSEN, l’Osservatorio Regionale per l’Esclusione Sociale ha individuato 5 indicatori economici al fine di determinare, a partire dai dati aggregati macroeconomici, l’impatto delle possibili difficoltà economiche nelle famiglie lombarde sulla spesa alimentare. Il cibo, infatti, è considerato il bisogno di base per eccellenza.
La ricerca ORES-NIELSEN dà una lettura tendenziale dei singoli indicatori rispetto al periodo pre-crisi (I trimestre 2008) e una congiunturale (I trimestre 2010 su IV trimestre 2009).
I cinque indicatori sono caratterizzati da tempestività, replicabilità a cadenza periodica e precisione d’analisi sull’oggetto. Il periodo di riferimento preso in considerazione è il I trimestre 2010.
1° indicatore: capacità d’acquisto (spesa pro-capite al netto delle variazioni di prezzo). Chiave di lettura: l’aumento (o la riduzione) dell’indicatore indica un miglioramento (o peggioramento) del tenore di vita medio.
La spesa pro-capite trimestrale per acquisti di generi alimentari in Lombardia è di 192,5 euro, nel Nord di 164,5 euro, in Italia di 128,7 euro. Milano città fa registrare il dato più alto (256 euro, pari al 33% in più della spesa media lombarda e a quasi il doppio rispetto a quella italiana media). 
Rispetto al periodo pre-crisi (I trimestre 2008) e al IV trimestre 2009, si registra nel I trimestre 2010 una crescita sia della spesa pro-capite complessiva, sia di quella alimentare. Fatto 100 il I trimestre 2008, la spesa complessiva è così variata nel periodo di riferimento: 103,1 Lombardia, 103,4 Nord, 102 Italia. La sola spesa alimentare ha registrato i seguenti valori: Lombardia 103,6, Nord 103,7, Italia 102,3.
2° indicatore: grado di priorità nelle scelte d’acquisto (incidenza della spesa alimentare sulla spesa complessiva per gli acquisti solitamente fatti in ipermercati e supermercati). Chiave di lettura: l’aumento dell’indicatore indica un aumento della propensione verso il prioritario (il cibo) nelle scelte d’acquisto.
L’incidenza della spesa alimentare su quella complessiva (alimentare, cura della casa, cura della persona), nel I trimestre 2010,  è del 79,6% in Lombardia e dell’80,5% a Milano città.
Prendendo come base di raffronto il periodo pre-crisi, nel I trimestre 2010, nella grande distribuzione si registra un diffuso aumento dell’incidenza della spesa alimentare su quella complessiva (+0,7% in Lombardia, + 0,6 % nel Nord e in tutta Italia), segnale che l’orientamento delle famiglie è tendenzialmente indirizzato più all’acquisto di beni essenziali che al superfluo.

Rispetto al IV trimestre 2009, invece, nel periodo di riferimento, la crescita dell’incidenza  della spesa alimentare si attenua lievemente (+0,5% in Lombardia, come nel Nord, nel resto d’Italia e a Milano città)
3° indicatore: ricorso alle promozioni per i generi alimentari (incidenza della spesa alimentare acquistata in promozione). Chiave di lettura: l’aumento del peso della spesa alimentare in promozione, se accompagnato da una riduzione della spesa alimentare pro-capite non in promozione, indica l’aumento delle difficoltà economiche o della cautela delle famiglie
Nel I trimestre 2010 oltre un quinto della spesa alimentare lombarda (pari al 22,4%, a Milano città del 22,3%) è acquistata in promozione (Italia 21,8%, Nord 21%) .
Il ricorso alle offerte promozionali nel I trimestre 2010 rispetto al periodo pre-crisi, in Lombardia, è aumentato del 2,3% (Nord + 2,2%, Italia +2,8%, Milano città + 2%) .
Il segnale d’allerta più significativo è costituito dall’aumento (+1,4%) registrato in Lombardia sulla spesa per generi alimentari scontati oltre il 40% (vedi fig. 8 pag.9). In particolare, Milano città, per le promozioni oltre il 40%, fa registrare nel I trimestre 2010 un aumento dello 1,3% rispetto al periodo pre-crisi.
Tuttavia, nell’ultimo trimestre, in Lombardia è stato rilevato un calo della propensione verso la spesa in promozione rispetto al IV trimestre 2009 (-0,2 punti percentuali, Milano città – 0,4%), in controtendenza con quanto osservato, invece, nel Nord (+0,1%) e nel resto d’Italia (+0,2%).
4° indicatore orientamento tra le fasce di prezzo (distribuzione della spesa nelle possibili fasce di prezzo). Chiave di lettura: l’aumento della propensione verso il “primo prezzo” indica l’aumento dell’incertezza economica delle famiglie
La percentuale di spesa per prodotti con un prezzo inferiore al prezzo medio, in Lombardia nel I trimestre 2010 è del 44,2% . Se si considerano 3 fasce di prezzo, alta / centrale / bassa, nel I trimestre 2010 si registra la seguente distribuzione della spesa: fascia alta 38,7%, fascia media 35,2%, fascia bassa 26% .
Lo studio ha sintetizzato l’orientamento tra le fasce di prezzo in un unico indice. L’andamento di tale indicatore rivela, tra il I trimestre 2010 e il IV trimestre 2009, un lieve riequilibrio della spesa tra le diverse fasce dei prodotti.
5° indicatore: vendite di prodotti “sensore d’allerta”:
· Happy House (prodotti per il recupero della dimensione domestica come prima colazione, aperitivi, patatine, ingredienti per preparare in casa torte, focacce ecc.)
· My Chef (prodotti ad alto contenuto di servizio come cibi pronti e surgelati IV gamma),
Chiave
di lettura: l’aumento dell’incidenza della spesa per l’Happy House e la riduzione del My Chef indicano l’aumento delle azioni di risparmio delle famiglie.
L’Happy House in Lombardia risulta in crescita dello 0,6% rispetto al periodo pre-crisi (Milano città in testa con + 0,8%). Rispetto al IV trimestre 2009, nella regione, l’ Happy House è cresciuto dello 0,3%, nel Nord dello 0,2% , in Italia dello 0,3%, a Milano dello 0,3%. (vedi fig. 17 pag. 15 e fig. 18 pag. 16). Nel I trimestre 2010 l’incidenza sulla spesa complessiva dei prodotti Happy House è la seguente: Lombardia 15,8%, Nord 16,4%, Italia 17,2%, Milano città 14,4%.
Il My Chef, nel primo trimestre 2010 rispetto al periodo pre-crisi, è in calo dello 0,1% in Lombardia e nel Nord (a Milano città – 0,1%) e rimane invariato nel resto del Paese.Nel I trimestre 2010 rispetto al IV 2009 il My Chef risulta, invece, in crescita dello 0,5% in Lombardia (Milano città +0,5%), dello 0,4% nel Nord come nel resto di Italia.Le incidenze del My Chef sulla spesa complessiva sono le seguenti: Lombardia 6,3%, Nord 5,9%, Italia 5,6%, Milano città 6,7%. 
Affaritaliani.it

Il Franchising tiene nel settore del GDO della distribuzione

Intramontabile franchising. I numeri del comparto, presentati alla V Conferenza Nazionale del Franchising, mostrano un buono stato di salute della formula commerciale in affiliazione. Nonostante la crisi. L’importanza del settore Gdo.
«Paragonato allo scenario economico italiano del 2009, il franchising è un comparto che tiene». Si è espresso così Graziano Fiorelli, presidente di Assofranchising, presentando il Rapporto Franchising Italia 2009 in occasione della V Conferenza Nazionale del Franchising, intitolata “Il franchising protagonista dello sviluppo distributivo” e svoltasi la scorsa settimana alla Camera di Commercio di Milano.
In effetti, a leggere i numeri riportati nello studio che ha fotografato l’andamento del settore dell’affiliazione commerciale nel nostro paese, ci si sorprende non poco per il favorevole quadro che ne emerge. In un contesto economico caratterizzato da una generale contrazione dei consumi, le attività in franchising hanno registrato performance che, se non sono risultate in crescita, hanno quantomeno mostrato una buona tenuta. E questo indipendentemente dal mercato di riferimento o dalla categoria merceologica trattata dai vari franchisor.
Un merito che, probabilmente, è da ascrivere alla natura di questa formula commerciale, contraddistinta da grande flessibilità operativa, dal fatto che ogni punto vendita è in mano a un singolo imprenditore, che è in grado quindi di reagire in modo più tempestivo ed efficace di fronte alle difficoltà che si possono presentare, permettendogli, a differenza delle strutture tradizionali, di resistere e di attutire meglio i “colpi” anche in momenti di crisi.
Ma veniamo alle cifre. Nel 2009 il settore ha sviluppato un giro d’affari di 21,7 miliardi di euro, in progresso dell’1,7% sul 2008. Un incremento che risulta essere persino leggermente superiore a quello messo a segno tra il 2008 e il 2007 (+1,4%). Il complesso delle reti operative è aumentato di 17 unità, raggiungendo quota 869 (+2%), con una dimensione media di 61,3 punti vendita. Di queste reti, ben 222 sono quelle italiane presenti all’estero (+5,2%), mentre le catene straniere operanti nel Belpaese risultano 56 (erano 53 nel 2008). Il numero dei punti vendita e gli addetti sono le uniche voci che evidenziano una lieve flessione: rispettivamente -0,2% (a 53.313) e -0,9% (a 180.525). Ma va ricordato che stiamo parlando dell’anno 2009.
Tra tutti i settori che compongono il grande comparto del franchising la Gdo alimentare resta di gran lunga quello principale. Rappresenta, in termini di incidenza sul fatturato totale, ben il 25,42%, corrispondente a 5,5 miliardi di euro. Ed evidenzia un andamento stabile. Il secondo settore per importanza – quello delle agenzie viaggi e turismo – segue a distanza abissale, ritagliandosi “solo” una quota dell’8,8%.
Non solo. Al food vanno sommati il settore Gdo non food (3,7% di share) e in ultima analisi molti altri segmenti che possono essere ricondotti a pieno titolo tra quelli che trattano prodotti di largo consumo: dall’abbigliamento uomo, donna e bambino alle calzature, dall’intimo alla cosmetica profumeria, per un totale che raggiunge l’84% del giro d’affari generato dal commercio in affiliazione. Un comparto importante, dunque, che anche in tempo di crisi ha dimostrato la sua dinamicità e la modernità della sua formula.
da distribuzionemoderna.info

Como - Dipendenti del Carrefour in protesta contro l’azienda

Stamattina presidio in viale Innocenzo, domani al supermercato a lago I lavoratori: "Ci hanno tolto circa 1.000 euro all'anno e la pausa caffé"

I dipendenti dei supermercati Carrefour protestano. Per oggi e domani, dalle 10 alle 12, hanno organizzato presidi davanti ai punti vendita di viale Innocenzo e viale Rosselli (zona a Lago). Lamentano l’eliminazione di alcune condizioni previste dagli accordi integrativi. In particolare i sindacati di Como contestano l’eliminazione della pausa caffè e lamentano un danno economico per molti lavoratori che si aggira tra i 1.000 e i 1.500 euro all’anno. I presidi organizzati puntano a sensibilizzare l’opinione pubblica chiedendo ai clienti di non fare la spesa nei punti Carrefour nelle giornate del 18 e 19 giugno.

2009 - Selex ha superato i colossi francesi nella quota di mercato. Coop leader che cresce.

Siamo nel periodo dell·approvazione e della pubblicazione dei bilanci consolidati dell’anno 2009, e così, come tutti gli anni, abbiamo un aggiornamento sul panorama distributivo nazione e la nuova suddivisione delle quote di mercato sulla base delle performance ottenute dai protagonisti del mercato. 


Intanto una certezza: chi era leader, Coop Italia, leader è rimasto in modo incontrastato dato che, oltre al divario che la separa dagli altri Retailer, ha anche aumentato la propria quota portandola da un 14,9% al 15,2%. Questa crescita è stata ottenuta da una serie di fattori: da un lato una crescita oggettiva dei fatturati del canale Supermercati che, in un periodo che premia “il vicinato” ha saputo sfruttare il momento ed ha dato la giusta offerta al suo consumatore. Dall’altro lato non si può negare che lo sviluppo nel sud Italia sta portando incrementi immediati: gli undici Ipermercati che oggi Coop detiene tra Sicilia e Puglia cambiano sostanzialmente le performance generali; sembra, peraltro, che i risultati degli Ipercoop in Sicilia siano di tutto rispetto e stiano dando soddisfazione agli ambienti Coop.
Un altro dato che va sottolineato e premiato è la performance di Selex: il Gruppo di Trezzano sul Naviglio ha infatti superato i colossi francesi Carrefour e Auchan, passando da un 7,9% del 2008 al 8,3% del 2009. Le strategie di marketing, soprattutto nel mondo della Private Label, ma anche le strategie commerciali hanno fatto da base per essere appetibili alle migrazioni dei gruppi. Negli ultimi periodi si sono uniti al mondo Selex due catene importanti nel panorama della GDO: in Lombardia Nuova Distribuzione e nelle Marche in gruppo Cedi Marche.
L’arretramento delle francesi ha come causa sia la crisi del format Ipermercati sia i profondi cambiamenti in atto per invertire la rotta (cambio insegne e aggiornamenti assortimenti). Nel caso di Carrefour bisogna segnalare anche la dismissione dei famosi 4 Ipermercati pugliesi venduti a Coop.
Ultima segnalazione importante la crescita di Esselunga, che, forte delle sue strategie aggressive perpetrate da anni, ha anche la possibilità di migliorare il suo utile oltre al suo fatturato.
GDO News Dott. A. Meneghini

Carrefour e la crisi: licenziamenti a raffica in Francia, Belgio ma anche in Italia

La verità è che il colosso mondiale d’oltralpe è in difficoltà: in Francia, terra madre da sempre saldamente nelle loro mani, i fatturati stanno cedendo in maniera preoccupante. Negli ultimi mesi Carrefour ha combattuto sia a mezzo stampa sia negli scaffali per rovesciare l’opinione dei consumatori francesi che lo ritengono più costoso rispetto ai concorrenti. L’azienda ha intrapreso una serie di campagne di riduzione dei prezzi e di marketing che spinge evidenziare il valore offerto nei suoi negozi.
L’operazione di marketing ha riguardato anche lo sviluppo delle sue entry-level della gamma a PL con la speranza di migliorare l’offerta e la percezione di convenienza agli occhi dei consumatori, non solo attraverso una attenta scelta qualitativa dei prodotti ( nonostante la entry-leven) l’obbiettivo di Carrefour è quello di fidelizzare il più possibile, compito arduo per il format.
In ogni caso è probabile che il colosso preveda all’orizzonte potenziali problemi di cash flow, così per rimanere in linea con gli atteggiamenti consueti nei momenti di crisi, ha deciso di tagliare qualche migliaio di posti di lavoro in Francia per riaccendere la competitività di un fatturato che nel primo trimestre è calato del 1,2%.
Nel frattempo in Belgio, Paese dove il Gruppo sta procedendo verso una exit-strategy con la chiusura di 21 PdV, si stanno registrando scioperi a raffica. Questi scioperi , contro il taglio di 1.672 posti di lavoro pare costeranno cari a Carrefour, infatti il quotidiano “Le Figarò” parla di una somma compresa tra gli 80 ed i 90 milioni di euro. La exit-strategy di Carrefour dal Belgio però non prevede l’uscita dal mercato, bensì il potenziamento della strategia del franchising nel canale supermercati.
Anche in Italia nel magazzino GS Carrefour di Pieve Emanuele(MI) nei giorni scorsi si sono registrate agitazioni per il licenziamento di diversi dipendenti. Saranno gli unici?
Dott. Andrea Meneghini
GDO News

I MARCHI DEL DISTRIBUTORE GUADAGNANO TERRENO IN EUROPA

Con l’inasprirsi della recessione, i marchi del distributore stanno diventando sempre più popolari tra i consumatori europei in cerca di maggior valore nei loro acquisti. I dettaglianti sembrano reagire ampliando le loro linee a marchio del distributore. L’Annuario del Marchio del Distributore PLMA 2009 riporta che la quota di mercato per i marchi del distributore è aumentata in 14 dei 20 paesi esaminati da Nielsen Company.
Dopo anni di notevoli aumenti nelle quote di mercato, il marchio del distributore non ha mai avuto una posizione concorrenziale più solida: vanta almeno il 30% delle quote di mercato in dieci paesi, il massimo da quando il primo annuario della PLMA è stato pubblicato oltre un decennio fa.
In due paesi, il Regno Unito e la Svizzera, un prodotto venduto su due è a marchio del distributore. La quota del 40% del mercato è stata raggiunta in tre paesi: Germania, Belgio e Austria; anche la Spagna e la Francia si avvicinano a tale quota. Un momento di nuova crescita in Olanda indica che i marchi del distributore vanno verso il 30% della quota di mercato.
In alcuni reparti, i marchi del distributore hanno raggiunto una posizione dominante. I marchi del distributore hanno superato il 70% della quota di mercato nei reparti carne/pesce/pollame e gastronomia in Regno Unito, nella carta in Germania, nei surgelati in Spagna e nei surgelati e negli alimenti freschi in Svizzera.
I recenti aumenti della quota di mercato confermano i dati di una precedente ricerca commissionata dalla PLMA alla nota agenzia di sondaggi Ipsos MORI. Secondo la ricerca, basata sulle interviste di 3000 acquirenti in Francia, Germania e Gran Bretagna, il legame tra il consumatore e i marchi del distributore va ben oltre le questioni di prezzo, condizioni economiche e formato di distribuzione. Anche se ognuno di questi Paesi ha un modello particolare di distribuzione, il marchio del distributore sta crescendo in tutti e tre.
Il futuro dei marchi del distributore appare particolarmente roseo. Dalla ricerca Ipsos MORI è emerso che i giovani consumatori sono grandi sostenitori del marchio del distributore. Questi consumatori, nella fascia di età tra i 16 e i 34 anni, acquistano con maggior frequenza i prodotti della distribuzione e li conoscono meglio rispetto agli acquirenti di mezza età e anziani.
Altri risultati chiave sulle attitudini dei consumatori sono:

* Il marchio del distributore è destinato ad un’ulteriore espansione, poiché la percentuale dei consumatori che si dichiarano disposti a comprare più prodotti con il marchio del distributore supera di gran lunga il numero di quelli che sostengono di volerne comprare di meno.
* La popolarità del marchio del distributore si sta diffondendo anche in categorie e formati diversi dall’alimentare.
* È emersa la presenza di un grande gruppo di acquirenti “frequenti” del marchio del consumatore e, in futuro, questi sono destinati ad avere un forte impatto sulla distribuzione.
* I consumatori credono che i prodotti con il marchio del distributore siano tanto validi quanto i marchi industriali.
Sia la ricerca Ipsos MORI che Nielsen dimostrano quanto sia diffuso al giorno d’oggi il marchio del distributore in Europa, e indicano che i consumatori dimostrano che la crescita futura sarà maggiore di quanto ci si aspetti.

CHE COSA SONO I PRODOTTI CON IL MARCHIO DEL DISTRIBUTORE?

I prodotti con il marchio del distributore comprendono tutta la merce venduta sotto il marchio di un dettagliante. Tale marchio può essere costituito dal nome del dettagliante stesso o da un nome creato esclusivamente da quel dettagliante. In alcuni casi il dettagliante può appartenere a un gruppo di vendita all’ingrosso che ha la proprietà dei marchi, utilizzabili solo dai membri del gruppo. I prodotti con il marchio del distributore comprendono tutta la merce venduta sotto il marchio di un dettagliante. Tale marchio può essere costituito dal nome del dettagliante stesso o da un nome creato esclusivamente da quel dettagliante. In alcuni casi il dettagliante può appartenere a un gruppo di vendita all’ingrosso che ha la proprietà dei marchi, utilizzabili solo dai membri del gruppo.

I prodotti con il marchio del distributore comprendono tutta la merce venduta sotto il marchio di un dettagliante. Tale marchio può essere costituito dal nome del dettagliante stesso o da un nome creato esclusivamente da quel dettagliante. In alcuni casi il dettagliante può appartenere a un gruppo di vendita all’ingrosso che ha la proprietà dei marchi, utilizzabili solo dai membri del gruppo.

QUALI PRODOTTI SONO VENDUTI COME MARCHIO DEL DISTRIBUTORE?

I più importanti supermercati, ipermercati, drugstore e discount offrono attualmente, sotto il marchio del distributore, quasi ogni tipo di prodotto. I marchi del distributore coprono intere gamme di prodotti alimentari freschi, in scatola, surgelati ed essiccati, snack, specialità etniche, cibo per animali domestici, prodotti sanitari e di bellezza, medicinali da banco, cosmetici, prodotti per la casa e per il bucato, prodotti per il bricolage, articoli per il giardinaggio, vernici, ferramenta e accessori per la manutenzione delle automobili.

QUALI SONO I VANTAGGI DEL MARCHIO DEL DISTRIBUTORE?

Per il consumatore il marchio del distributore rappresenta la scelta e l’opportunità di acquistare abitualmente prodotti alimentari e non di qualità a un prezzo di risparmio, a paragone di quelli con il marchio di fabbrica, senza aspettare le vendite promozionali. I prodotti con il marchio del distributore contengono gli stessi ingredienti, o migliori, di quelli con il marchio di fabbrica e dato che il nome o il simbolo del dettagliante sono sulla confezione, il consumatore è sicuro che il prodotto soddisfa gli standard e i requisiti di qualità del rivenditore.

CHI PRODUCE IL MARCHIO DEL DISTRIBUTORE?

Le case produttrici di articoli con il marchio del distributore sono divise in tre categorie generali:

* Grandi industrie che producono sia i propri marchi che articoli con il marchio del distributore.
* Piccole e medie industrie specializzate in particolari linee di prodotti che producono quasi esclusivamente articoli con il marchio del distributore.
* Rivenditori e grossisti di grandi dimensioni che possiedono propri stabilimenti di produzione e forniscono prodotti con il marchio del distributore ai propri negozi.
Fonte: PLMA International

Inserzione stampa Carrefour


Mondo Affiliazione in GDO: alcuni ex Dì per Dì fanno causa a Carrefour ...

Sono settanta solo a Torino, centro e periferia, con un format da vicinato, ristrutturati di tutto punto con scaffali nuovi e pareti illuminate da colori vivaci: gli ex “Dì per Dì” che si sono trasformati in “Carrefour Express”.La notzia di questi giorni è che alcuni degli affiliati versano in difficoltà economiche dovute alla politica dei prezzi voluta dal gruppo francese Carrefour, così almeno sostiene il legale a cui si sono affidati, l’avvocato Valeria Geroni. Che precisa: «Mi sto occupando di una decina di casi a Torino e 15 a Milano. Il problema è più serio di quando possa apparire. Molti di questi piccoli imprenditori che per 30 anni hanno lavorato senza difficoltà, oggi sono in crisi. E alcuni di loro addirittura vicini al fallimento». Per avere più voce in capitolo hanno dato vita all’Afa (Associazione franchising alimentari) e hanno avviato una causa civile contro Carrefour.
Il motivo? L’avvocato Geroni non ha dubbi: «È in corso un abuso di dipendenza economica, legge 192 del ‘98, nel senso che a causa di un’aggressiva politica dei prezzi, i piccoli supermercati pagano i prodotti a Carrefour più di quanto previsto al momento dell’ordinazione. Per cui può capitare che alla fine paghino di più di quanto incassato dalla vendita alla clientela».
Come è possibile? «Sì, perché il pagamento non avviene al momento dell’ordinazione della merce, ma in un momento successivo anche alla consegna e cioè quando si riceve la fattura. Di cui però non si conosce prima l’importo». C’è da dire, però, che nei due casi già finiti in tribunale, la legge ha dato ragione a Carrefour. L’avvocato Geroni ha presentato ricorso in appello e ha deciso di cambiare strategia: «Siamo stati troppo prolissi, per il futuro entreremo di più nel merito solo di pochi aspetti».
Opposta la posizione della controparte. L’avvocato Enrico Morello (uno dei legali che assiste la Carrefour) non solo rimarca la decisione del tribunale che ha dato ragione alla Gruppo francese, ma osserva anche: «Le accuse contro Carrefour non stanno in piedi, si basano su presupposti autolesionisti. Che interesse avrebbe, infatti, la Carrefour a danneggiare chi porta il suo stesso marchio? È un contro senso. Ci sono “Carrefour Express” che fanno grandi affari. I problemi di alcuni possono essere legati a incapacità commerciali soggettive, non certo alla società madre che ha tutto il guadagno che il franchising funzioni».
Insomma, per Carrefour gli imprenditori non sarebbero all’altezza e per questi ultimi il problema della forte pressione promozionale, unita ad una poca trasparenza del gruppo, avrebbe ridotto molto i loro margini

Articolo di GDO News
Vi consigliamo di leggere anche i commenti che seguono l'articolo.

CARREFOUR: PRECARI ANTISCIOPERO CARREFOUR CONDANNATA

«Attività antisindacale» l’assunzione di 40 persone nei giorni di stop
Non si possono utilizzare lavoratori interinali al posto di quelli in sciopero. Se lo si fa si tiene un comportamento antisindacale. Il giudice Aurora Filicetti ha condannato la Scc srl che gestisce gli ipermercati Carrefour perché il 2 aprile - durante lo sciopero nazionale unitario per il rinnovo del contratto integrativo - ha impiegato interinali nei punti vendita di corso Bramante, corso Monte Cucco e Trofarello. Ha dato ragione al ricorso in base all’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori presentato dalla Filcams-Cgil.
Le relazioni sindacali nel gruppo non sono propriamente idilliache come ricorda la segretaria della Filcams, Elena Ferro: «È stata una piccola, grande vittoria perché in questo modo difendiamo il diritto allo sciopero di lavoratori che sono molto deboli; tantissime donne, quasi tutte a part-time. Da tempo denunciavamo l’impiego durante gli scioperi di addetti che ricoprono altre mansioni. Si è visto di tutto compresi i dirigenti alle casse o ai banconi». E racconta: «Accade questo e accade che a ogni sciopero compaia nelle bacheche un appello al senso di responsabilità dei dipendenti.
Ma non basta: ci sono anche cappuccino e brioches gratis per chi va al lavoro anziché scioperare». Ma il 2 aprile il sindacato ha ritenuto che la misura fosse stata superata: «Sono comparsi non meno di una quindicina di interinali in ciascun iper mercato; qualcuno ha lavorato due-tre giorni, qualcuno uno solo. È evidente che le assunzioni non sono state fatte per fronteggiare le iniziative promozionali pasquali come sostiene l’azienda, ma contro lo sciopero. Eppure e noto che la legge 276 vieta questo comportamento».
E allora è partito il ricorso patrocinato dall’avvocato Fausto Raffone che spiega: «È una vittoria importante perché il giudice nel decreto inibisce una analoga condotta in futuro». Aggiunge: «Giudica antisindacale anche il non voler comunicare da parte della Carrefour al sindacato il numero e le ragioni dell’utilizzo degli interinali. Anche in questo caso ordina di effettuare tali comunicazioni in futuro. Questo significa che da ora in poi se terranno gli stessi comportamenti commetteranno un reato perché disattenderanno l’ordine del giudice».
L’avvocato è molto soddisfatto: «Il giudice ha voluto capire quando l’azienda è venuta a conoscenza della data dello sciopero e quando ha stipulato in contratti interinali; nel dibattimento è emerso che la data era nota, perché scritta sui giornali e affissa in bacheca, dal 14-15 marzo mentre i contratti sono del 28-29 marzo. Hanno usato interinali a man bassa, almeno sessanta, per vanificare gli effetti dello sciopero».
Adesso il decreto dovrà essere affisso nelle bacheche aziendali con grande soddisfazione di Elena Ferro: «Da quando, lo scorso anno l’azienda ha disdettato il contratto integrativo la situazione delle relazioni sindacali è molto difficile. Non accade mai che ci venga comunicata l’intenzione di assumere interinali impedendoci così di trovare soluzioni alternative come l’estensione di orario dei part-time o il ricorso allo straordinario».

CARREFOUR: 90 ESUBERI ANCHE NELLE SEDI CUNEESI

Mercoledì 9 giugno si è svolto presso gli uffici del Gruppo Carrefour di Rivalta (TO) l’incontro sindacale tra la Direzione aziendale e le organizzazioni sindacali FILCAMS CGIL FISASCAT CISL e UILTUCS UIL e le RSA in merito alla comunicazione dell’azienda di voler avviare la procedura di riduzione di personale pari a 90 lavoratori in forza presso le unità produttive nelle province di Torino, Novara, Verbania e Cuneo. L’azienda ha illustrato i motivi che determinano tale situazione di eccedenza, riconducendoli ad un costante e progressivo calo del fatturato e dei clienti da un lato, e dall’aumento dell’incidenza del costo del personale dall’altro, riconfermando la mobilità come unico strumento di soluzione di riequilibrio delle problematiche economiche delle unità produttive sopra citate. La FILCAMS CGIL ritenendo che si possono utilizzare strumenti alternativi alla mobilità per rispondere ad una situazione di crisi e salvaguardare l’occupazione, ha richiesto ulteriori dati per poter effettivamente e con trasparenze valutare l’attuale situazione dei punti vendita. "Riteniamo che tale discussione non deve prescindere da un‘analisi globale che comprende anche l’organizzazione attuale e futura del lavoro andando a rivedere quelle esternalizzazioni effettuate in 4 punti vendita che non sono coerenti con la richiesta dell’azienda di ridurre il personale". Sono stati fissati ulteriori incontri previsti per il 15 e 23 giugno.
Nei prossimi giorni saranno effettuate le assemblee nei punti vendita di Saluzzo e Cuneo.

La vertenza non è con Carrefour

Giorgio Cattaneo Responsabile Comunicazione Gruppo Carrefour Italia In merito alle vertenza in atto nel deposito di Pieve Emanuele, Carrefour precisa che il personale in agitazione non è alle proprie dipendenze, bensì alle dipendenze del Consorzio Gemal, con cui è stato sottoscritto un contratto chiaro e trasparente dopo aver ottenuto la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali. E specifica che il presidio è in corso nei pressi del Deposito (Centro di Distribuzione) e non davanti ad un Supermercato aperto al pubblico.

Presidio lavoratori Gs vacanze forzate per tutti

Sono stati collocati in ferie forzate i settanta magazzinieri del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele che martedì, dopo uno sciopero di due giorni, erano stati tenuti fuori dal supermercato, sostituiti con personale esterno. L' incontro di ieri tra la cooperativa e i sindacati si è risolto con un nulla di fatto: decisa solo la data del prossimo colloquio, il 16 giugno. «L' incontro non ci ha soddisfatti per niente - spiega Giovanni Romanelli, di Filt Cgil - ci è stato detto che i dipendenti saranno reintegrati soltanto se se si raggiungerà un accordo, altrimenti rimarranno fuori. Noi abbiamo ripetuto la necessità di far entrare tutti e abbiamo accettato di partecipare all' incontro. Ma ci riserviamo di intraprendere nuove azioni». Nel frattempo prosegue il presidio fuori dal supermercato.

Trattati come schiavi In catene davanti al Gs

SOSTITUITI dalla sera alla mattina, senza motivazioni e senza tutele sindacali. È successo a 70 magazzinieri del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele che ieri, dopo uno sciopero di due giorni proclamato per contestare condizioni di contratto capestro, sono stati tenuti fuori dal posto di lavoro. «Sostituiti con 70 persone che non sappiamo da dove vengano - spiega Giovanni Romanelli della Filt Cgil - al di fuori di qualsiasi accordo sindacale». Alle 17.30 di ieri, i magazzinieri, in gran parte stranieri, si sono incatenati "a oltranza" di fianco al supermercato: «Ci trattano come schiavi, ma resteremo quia farci valere» dicevano accusando il consorzio di cooperative Gemal, che ha in gestione l' appalto dei magazzini. La scintilla è scoccata venerdì, quando è cominciato uno sciopero spontaneo da ricondurre al cambio di cooperativa (dalla Rm di Torino alla "Cooperativa della Gioventù" di Bari) e alle condizioni economiche imposte dai nuovi gestori, che dall' oggi al domani hanno deciso di non rispettare piùi vecchi accordi. «Hanno chiesto l' innalzamento della soglia produttiva da 140 a 160 colli all' ora - ha proseguito Romanelli - specificando che il lavoratore inadempiente può essere trasferito o licenziato. Non possiamo sottostare a queste minacce». Al centro dello scontro anche la riduzione della tredicesima (90 per cento dell' attuale), il rifiuto del pagamento dei primi tre giorni di malattia,e l' annullamento del pagamento di un' integrazione all' indennità di malattia garantita dall' Inps. Lo scontro è durato fino a lunedì, quando di fronte al tavolo della Lega Coop di Milano, erano cominciate le trattative. Poi, improvviso, l' annuncio da parte della Gemal che non sarebbero state aperte le porte dei magazzini a quei lavoratori che non avessero accettato le nuove condizioni contrattuali. «Degli ex dipendenti Rm sono entrati in quaranta - continua Romanelli - quelli che non hanno accettato sono stati sostituiti con gente di fuori». «A quanto ne sappiamo la cooperativa subentrante si è impegnata a garantire l' occupazione dei dipendenti - hanno spiegato dall' ufficio comunicazione di Carrefour- in questo momento la situazione è delicata perché lo sciopero non risulta dichiarato e il disservizio che si sta venendo a creare è pesante». La vertenza resterà bloccata fino a giovedì, quando è in programma un nuovo incontro alla direzione provinciale del lavoro. «Fino a quel momento resteremo incatenati qui - ha concluso Romanelli - chiedendo l' applicazione del contratto nazionale di lavoro. E di farci rientrare». - LUCA DE VITO

Carrefour Express i piccoli si ribellano

ALCUNI SOCI IN FRANCHISING FANNO CAUSA
Gli ex “Dì per Dì” si ribellanoa Carrefour “Ci rovina con i prezzi”
Gli «ex» Dì per dì si sono trasformati in «Carrefour Express»
Li trovi un po’ dappertutto. In centro e in periferia. Settanta in tutta Torino. Comodi, a due passi da casa, ristrutturati di tutto punto con scaffali nuovi e pareti illuminate da colori vivaci. Gli ex «Dì per Dì» si sono trasformati in «Carrefour Express», proprio ad indicare la possibilità di una spesa veloce.
Ma alcuni dei titolari, in franchising, di questi supermercati versano in difficoltà economiche dovute alla «politica dei prezzi voluta dal colosso Carrefour». Così almeno sostiene il legale a cui si sono affidati, l’avvocato Valeria Geroni. Che precisa: «Mi sto occupando di una decina di casi a Torino e 15 a Milano. Il problema è più serio di quando possa apparire.
Molti di questi piccoli imprenditori che per 30 anni hanno lavorato senza difficoltà, oggi sono in crisi. E alcuni di loro addirittura vicini al fallimento». Per avere più voce in capitolo hanno dato vita all’Afa (Associazione franchising alimentari) e hanno avviato una causa civile contro la «Carrefour».
Il motivo? L’avvocato Geroni non ha dubbi: «È in corso un abuso di dipendenza economica, legge 192 del ‘98, nel senso che a causa di un’aggressiva politica dei prezzi, i piccoli supermercati pagano i prodotti a Carrefour più di quanto previsto al momento dell’ordinazione. Per cui può capitare che alla fine paghino di più di quanto incassato dalla vendita alla clientela».
Possibile? «Sì, perché il pagamento non avviene al momento dell’ordinazione della merce, ma in un momento successivo anche alla consegna e cioè quando si riceve la fattura. Di cui però non si conosce prima l’importo». C’è da dire, però, che nei due casi già finiti in tribunale, la legge ha dato ragione a «Carrefour». L’avvocato Geroni ha presentato ricorso in appello e ha deciso di cambiare strategia: «Siamo stati troppo prolissi, per il futuro entreremo di più nel merito solo di pochi aspetti».
Opposta la posizione della controparte. L’avvocato Enrico Morello (uno dei legali che assiste la Carrefour) non solo rimarca la decisione del tribunale che ha dato ragione alla catena francese di ipermercati, ma osserva anche: «Le accuse contro Carrefour non stanno in piedi, si basano su presupposti autolesionisti. Che interesse avrebbe, infatti, la Carrefour a danneggiare chi porta il suo stesso marchio? È un contro senso. Ci sono “Carrefour Express” che fanno grandi affari. I problemi di alcuni possono essere legati a incapacità commerciali soggettive, non certo alla società madre che ha tutto il guadagno che il franchising funzioni».
GRAZIA LONGO
Blog Franchising

La rivolta dei supermercati 'DìperDì' 'Troppi sconti, Carrefour ci strozza'.

Sono diventati Carrefour Express, ma molti supermercati DìperDì (ex Sidis) in franchising, si sentono "strozzati" dalla casa madre, sostengono di essere quasi tutti a rischio fallimento, e sempre più spesso intentano cause alla stessa Carrefour per salvarsi. Le perdite, secondo i punti di vendita che si sono riuniti nell'AFA(Associazione Franchising Alimentari) sono ingenti, non solo per i piccoli negozi, gestiti a livello familiare e con pochi dipendenti, ma anche per i medi supermercati, i Carrefour Market (ex Gs) che non riuscirebbero a guadagnare per via dei prezzi e degli sconti imposti dalla casa madre. Nelle cause promosse dall' avvocato Valeria Geroni, viene contestato al Carrefour "l' abuso di dipendenza economica": la società committente impone alla società "cliente" condizioni eccessivamente squilibrate a proprio vantaggio. La replica di Carrefour - che finora ha vinto tutte le cause in primo grado - è che si tratta solo di una cattiva gestione da parte di una piccola parte di imprenditori. Ma secondo l' AFA (una sessantina di punti vendita ed è presieduta da Antonio La Torre) la situazione è gravissima. «Il problema è che su circa 8.000 prodotti in vendita, ogni settimana Carrefour impone un cambio dei prezzi tramite il software direttamente collegato alle casse - dice Geroni - In una piccola impresa i pochi dipendenti non riescono a star dietro a cambi così repentini, ma soprattutto si registrano gravi perdite, perché l'imprenditore conosce l' importo della fattura non al momento dell'ordine ma alla consegna, quando quel prezzo è aumentato. Spesso dunque si trova a pagare i prodotti a una cifra maggiore rispetto a quando li ha venduti». Ci sono al momento in piedi sei cause a Torino e una quindicina a Milano: «Le perdite registrate sono di circa 5-600 mila euro per i punti vendita più piccoli, e tra gli 800 mila e un milione di euro per gli ex Gs». Gli appelli cominciano a giugno: per un punto vendita di Carignano il 17 giugno si discuterà l' istanza di fallimento. «Su Torino e Piemonte abbiamo più di 200 imprenditori che lavorano con noi da più di dieci anni - spiega Gabriele Di Teodoro, ità Carrefour - e quelli che ci fanno causa sono solo una decina, tutti per mancato pagamento, per una loro cattiva gestione. Abbiamo messo a disposizione corsi formazione,e anche una rete di consulenti esterni, a prezzi di favore, per aiutarli a tenere la contabilità e le buste paga». - 
SARAH MARTINENGHI - Repubblica 26/05/2010

Gli ex "Dì per Dì" si ribellano a Carrefour "Ci rovina con i prezzi"

Li trovi un po’ dappertutto. In centro e in periferia. Settanta in tutta Torino. Comodi, a due passi da casa, ristrutturati di tutto punto con scaffali nuovi e pareti illuminate da colori vivaci. Gli ex «Dì per Dì» si sono trasformati in «Carrefour Express», proprio ad indicare la possibilità di una spesa veloce.

Ma alcuni dei titolari, in franchising, di questi supermercati versano in difficoltà economiche dovute alla «politica dei prezzi voluta dal colosso Carrefour». Così almeno sostiene il legale a cui si sono affidati, l’avvocato Valeria Geroni. Che precisa: «Mi sto occupando di una decina di casi a Torino e 15 a Milano. Il problema è più serio di quando possa apparire.

Molti di questi piccoli imprenditori che per 30 anni hanno lavorato senza difficoltà, oggi sono in crisi. E alcuni di loro addirittura vicini al fallimento». Per avere più voce in capitolo hanno dato vita all’Afa (Associazione franchising alimentari) e hanno avviato una causa civile contro la «Carrefour».

Il motivo? L’avvocato Geroni non ha dubbi: «È in corso un abuso di dipendenza economica, legge 192 del ‘98, nel senso che a causa di un’aggressiva politica dei prezzi, i piccoli supermercati pagano i prodotti a Carrefour più di quanto previsto al momento dell’ordinazione. Per cui può capitare che alla fine paghino di più di quanto incassato dalla vendita alla clientela».

Possibile? «Sì, perché il pagamento non avviene al momento dell’ordinazione della merce, ma in un momento successivo anche alla consegna e cioè quando si riceve la fattura. Di cui però non si conosce prima l’importo». C’è da dire, però, che nei due casi già finiti in tribunale, la legge ha dato ragione a «Carrefour». L’avvocato Geroni ha presentato ricorso in appello e ha deciso di cambiare strategia: «Siamo stati troppo prolissi, per il futuro entreremo di più nel merito solo di pochi aspetti».
Opposta la posizione della controparte. L’avvocato Enrico Morello (uno dei legali che assiste la Carrefour) non solo rimarca la decisione del tribunale che ha dato ragione alla catena francese di ipermercati, ma osserva anche: «Le accuse contro Carrefour non stanno in piedi, si basano su presupposti autolesionisti. Che interesse avrebbe, infatti, la Carrefour a danneggiare chi porta il suo stesso marchio? È un contro senso. Ci sono “Carrefour Express” che fanno grandi affari. I problemi di alcuni possono essere legati a incapacità commerciali soggettive, non certo alla società madre che ha tutto il guadagno che il franchising funzioni».
Grazia Longo - La Stampa 26/05/2010

Confronto prezzi tra le principali insegne: l'analisi 2009 di Altroconsumo

Altroconsumo come tutti gli anni (anno 2008; anno 2007; anno 2006) svolge un inchiesta sul mondo della Grande Distribuzione Organizzata. Nel precedente numero avevamo anticipato che la città più conveniente d’Italia, secondo la rilevazione in oggetto, è La Spezia e soprattutto grazie alla sfida in atto tra i due colossi della Distribuzione Esselunga e Coop. Oggi ci concentriamo sulle insegne, quindi sulla convenienza delle insegne indipendentemente dal territorio. Il metodo dell’inchiesta di Altroconsumo ha come base la rilevazione di 931 Punti di Vendita (di cui 104 Discount, 199 Ipermercati e 628 Supermercati). La spesa immaginaria è stata fatta con un carrello di 203 prodotti confezionati di marca (olio, biscotti, bibite,detersivi, etc.) e 30 prodotti freschi. Quindi tale analisi non tiene conto dei primi prezzi e delle marche commerciali che sono state oggetto di un’altra analisi che verrà pubblicata al prossimo numero. Per fare questa analisi sono stati valutati tutti i prodotti in modo differente sulla base della frequenza di acquisto (alcuni si comprano più spesso di altri), con lo stesso sistema di ponderazione utilizzato dall’Istat per calcolare gli indici dei prezzi al consumo.


Nelle insegne delle catene di Ipermercati la leadership di quest’anno spetta al gruppo PAM che con PANORAMA si trova in vetta alle classifiche della convenienza. Il gruppo, grazie a questa strategia, sta ottenendo performance di rilievo tanto da essere il format più performante di tutta la catena. Attenzione al posizionamento prezzo, straordinaria politica di comunicazione con i volantini, piani marketing azzeccati ( per esempio l’ultimo volantino attualmente in atto è concentrato tutto sul cambio stagione tessile con la proposta di prodotti di abbigliamento di marca a prezzi davvero competitivi) sono i segreti di un successo inaspettato, ovvero su un format notoriamente lontano dal concetto di fidelizzazione ed in crisi perenne. Al secondo posto si posiziona l’insegna Bennet che della convenienza ha fatto un Must da diverso tempo. Tra la catena leader PANORAMA e IPERSPAR fanalino di coda ci sono 5 punti di differenza nei prezzi, questo a dimostrazione che non può essere questa insensibile percettibilità nella maggioranza dei consumatori a fare la differenza. La convenienza si deve sempre legare alla buona ed intelligente comunicazione perché si abbiano effetti dirompenti.


Nel mondo Supermercati la leadership, che è anche leadership assoluta, appartiene a Esselunga. Con un differenziale medio di 7 punti rispetto a tutti gli altri Esselunga è ancora l’insegna più conveniente d’Italia. Al secondo posto si afferma un competitor locale, Multicedi sud, ma anche il rinnovato mondo Simply. Ai livelli di competitività dei due citati ci sono anche una serie di gruppi, tra cui ALI’ - Selex che precede i cugini del mondo Famila ( Unicomm e Brendolan immaginiamo noi c he leggiamo la statistica di Altroconsumo), anche se in valore assoluto sia FAMILA che ALI’, che sono sempre Selex, hanno riferimenti di prezzi similari. Il GIGANTE, format supermercati precede poi un altro Selex, il leader pugliese DOK ( ovvero Megamark). Indietro ancora il mondo COOP, che mediamente nel canale supermercati, non è così conveniente nonostante abbracci format di rilievo. CONAD risulta ancora meno conveniente di COOP ma nel mondo della prossimità i successi della catena sono noti. A seguire altre catene di rilievo ed altre che si pensa spariranno dal panorama distributivo come ALVI che, pare, è stato venduto ad una nota insegna Discount.
Una considerazione importante è quella della forbice esistente tra il leader Esselunga ed i suoi competitor, che può arrivare sino a 15-17% di differenza.

Analisi di Altroconsumo GDO 2008

A fare i conti in tasca agli italiani anche questa volta ci ha pensato Altroconsumo. E se andare alla ricerca del prezzo conveniente dopo aver tracciato una mappa degli hard discount nella vostra città può essere un duro lavoro, con l’indagine appena promossa dall’associazione dei consumatori la musica cambia. In un anno, è questo quanto emerge, una famiglia media può arrivare a risparmiare fino a 2.000 euro se sceglie con accuratezza dove e cosa acquistare. Come sempre Altroconsumo ha usato due carrelli. Il primo riempito con prodotti di marca e freschi. Il secondo utilizzando solo prodotti di primo prezzo, intendendo i prodotti con il prezzo più basso esistente (prendendo in considerazione quindi anche gli hard discount). Oggetto del campionamento oltre 650 punti vendita delle maggiori città italiane (44 in tutto) per un totale di 122.000 prezzi rilevati. Una vera e propria “mappa del risparmio”.

I Risultati:

La città dove si può arrivare a risparmiare di più è Milano, dove i cittadini più attenti riescono ad alleggerire la loro spesa di ben duemila euro (1.937 euro per la precisione). Seguono al secondo posto Firenze (1.896 euro), Verona (1.532 euro), Bologna (1.451 euro), Roma (1.050 euro), Napoli (967 euro), Torino (878 euro), Bari (629 euro) e infine Genova (573 euro). Merito della concorrenza sfrenata tra mercati, ipermercati, supermercati e hard discount che ha dato lo “start” una vera e propria gara al ribasso su generi alimentari di prima necessità e articoli per l’igiene personale. Chi ne esce davvero vittorioso è l’Esselunga anche per i prodotti di marca. Se invece ci si butta sul “primo prezzo” è Penny a farla da padrona seguito da DiPiù (Dial) e Lidl. Per i prodotti di marca invece, Esselunga, è seguita a distanza da Simply Market (del gruppo Sma-Auchan) e Bennet. Scendendo fino al quinto posto, sempre per prodotti griffati, troviamo Ipercoop mentre al tredicesimo si posiziona la Coop. Le due cooperative però ridiscendono la china se si considerano prodotti non di marca (rispettivamente al 19esimo e 22esimo posto). Ma Altroconsumo non si è fermata ai supermercati ma ha redatto una vera e propria “black list” della convenienza. Chi ci è finito dentro? Gli spaghetti di Barilla, aumentati in un anno del 34%, Riso Scotti (+29%) e Penne De Cecco (+20%).

GDO News
dott. Andrea Meneghini

GDO: Altroconsumo pubblica la tabella delle città dove la spesa costa meno - 2007

Quest’anno la tabella di Altroconsumo non porta a importanti differenze rispetto a quella pubblicata lo scorso anno, puntualmente anche da noi, ma una sola cosa balza all’occhio in modo evidente rispetto al passato: la Provincia di La Spezia arriva alla co-leadership con le due provincie Pisa e Firenze staccando di 600 € annui in meno il costo medio annuo rispetto al vicino capoluogo di regione Genova (lo scorso anno il differenziale era dimezzato). Questo dato sottolinea ancora di più l’effetto benefico che una sana concorrenza tra Coop ed Esselunga è in grado di apportare al mercato trascinando tutto il mercato operante nel field, che nella fattispecie è rappresentato ulteriormente da Sogegross e Conad.
GDO News - Dott.ssa C. Grillo

CLASSIFICA ALTROCONSUMO CONVENIENZA PER CITTA’
Fonte - Altroconsumo
Città  Indice globale Spesa media annua in città  (€) Risparmio annuo in città  (€) (1) Risparmio annuo rispetto alla media nazionale


(€) (2)
minimo (3) massimo
PISA 100 118 5573 913 1445
FIRENZE 103 132 5744 1466 1286
LA SPEZIA 103 133 6131 1468 1270
BOLOGNA 113 138 6289 1238 787
VERONA 113 139 6297 1299 769
PERUGIA 115 135 6254 1012 709
BRESCIA 116 138 6444 1120 634
MILANO 117 137 6471 1011 585
VENEZIA 118 131 6359 662 516
UDINE 118 140 6478 1107 515
ROMA 118 143 6650 1254 514
PADOVA 119 133 6314 721 499
PALERMO 119 138 6678 960 482
RIMINI 119 136 6362 857 480
L’AQUILA 119 134 6482 722 470
CUNEO 119 130 6203 516 469
LATINA 120 135 6502 761 453
BARI 120 134 6436 736 448
BERGAMO 120 139 6558 964 436
PESCARA 120 141 6586 1040 414
PESARO 121 137 6591 815 404
PARMA 121 142 6508 1065 404
RIETI 121 134 6358 658 380
TORINO 121 140 6637 938 372
NOVARA 121 135 6502 687 360
TARANTO 122 133 6485 563 339
CAGLIARI 122 141 6754 944 311
REGGIO
CALABRIA
124 137 6753 701 254
SALERNO 124 133 6436 442 236
CAMPOBASSO 124 132 6435 402 220
CASERTA 125 136 6658 547 180
CATANIA 125 139 6696 707 161
BOLZANO 126 136 6621 499 147
VITERBO 126 140 6698 730 137
TRENTO 126 134 6568 422 137
FROSINONE 126 131 6442 277 135
ANCONA 126 140 6657 716 133
NAPOLI 126 136 6613 502 118
GENOVA 127 138 6727 557 103
POTENZA 128 136 6654 432 47
TRIESTE 129 137 6740 406 -1
FOGGIA 129 132 6613 171 -10
CATANZARO 129 133 6627 205 -38
MESSINA 130 143 6790 672 -63
(1)E’ il risparmio massimo ottenibile facendo la spesa  nel punto vendita
più economico della città.
(2)E’ il risparmio, facendo la spesa nel punto vendita cittadino più economico, rispetto ai prezzi medi di tutti i negozi visitati in Italia.
(3) L’indice 100 è attribuito al punto vendita meno caro a livello nazionale