L'Antitrust accende i riflettori sul ruolo della grande distribuzione organizzata

L'Antitrust ha avviato un'indagine conoscitiva sul ruolo della grande distribuzione organizzata nella filiera agroalimentare «approfondire le dinamiche competitive del settore, anche alla luce della loro importanza sulla formazione dei prezzi finali». L'analisi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato riguarderà l'effettivo grado di concorrenza esistente tra i vari gruppi della Gdo, le dinamiche contrattuali con le quali si determinano le condizioni di acquisto e di vendita dei prodotti agroalimentari, i comportamenti tenuti dagli operatori della grande distribuzione nella contrattazione delle condizioni di acquisto con i fornitori.
Secondo l'Antitrust, «il processo di modernizzazione del settore distributivo ha portato non solo a un aumento del grado di concentrazione ma anche alla messa in comune, da parte delle imprese, di alcune funzioni aziendali (rapporti di affiliazione, consorzi, centrali e supercentrali di acquisto, ecc.): si tratta, si legge nel comunicato, «di un fenomeno in grado di avere effetti sulle dinamiche competitive, soprattutto con l'aumento del peso delle centrali di acquisto che ha prodotto un considerevole rafforzamento del potere contrattuale delle imprese della Gdo nei confronti delle piccole e medie imprese produttrici».
Tra i fenomeni segnalati all'Antitrust anche forme di contribuzione all'attività espositiva, promozionale e distributiva, sganciate dalle quantità e dai prezzi di acquisto, richieste dalla Gdo ai produttori. Parallelamente, afferma l'Authority, si è intensificata la concorrenza diretta effettuata dai distributori nei confronti dei propri fornitori attraverso le marche private.
Sole24 Ore

Esselunga primeggia per redditività

E alla fine arriva anche la "certificazione" di Mediobanca: Esselunga è il miglior retailer grocery italiano per redditività.
Il lavoro fatto negli ultimi anni ha portato la creatura di Bernardo Caprotti ad una serie di risultati positivi che la vedono primeggiare in termini di ROE, pur rimanendo distanziata dai nemici giurati di Coop sul fronte del fatturato.
In particolare mentre tutti i competitor (escluso Coop) perdevano vendite, Esselunga nel corso del 2009 è cresciuta di un terzo e ha migliorato anche l'efficienza gestionale. La classifica per fatturato parla chiaro:

1. COOP: 11,98 miliardi di fatturato;
2. CARREFOUR: 6,075 miliardi (- 4,2% sul 2008);
3. ESSELUNGA: 5,83 miliardi (+4,8% sullo scorso anno);

ma è sulla redditività che non ci sono paragoni. L'azienda di Caprotti ha un ROE del 17% (che gli altri distributori mediamente si sognano). Come nota il Sole24Ore, il risultato è ancor più notevole se si pensa che Esselunga ha il minor numero di punti vendita (139) rispetto ai 1.775 di Auchan-Sma (che è il più esteso) ma il maggior numero di dipendenti per mq (51, rispetto ai 33 di Coop). E lo stesso si può dire per il fatturato al mq che è di 16.000 euro rispetto ai 7.000 del sistema Coop. E infine l'utile corrente che per Caprotti si attesta al 6,3% e per Coop al 2,1% (anche se la maggior parte è dovuto alla gestione finanziaria...)
The Retailer

Prepararsi alla ripresa: il mondo del franchising alimentare si organizza

Domenica 24 Ottobre 2010 presso la “Tenuta Fiammenga” a Cioccaro di Penango (AT) si è svolto un incontro dal titolo “Prepararsi alla ripresa: il mondo del franchising alimentare si organizza” promosso dall’AFA - Associazione Franchising Alimentare.

Ben 32 sono state le aziende partecipanti, tutte appartenenti all’area nord-ovest.

L’incontro, oltre a fornire una panoramica sugli strumenti utili ad ottimizzare la gestione dei punti vendita e un approfondimento sul contratto di franchising alimentare, è stata anche l’occasione per promuovere l’Associazione.
A tal proposito riportiamo una breve sintesi del discorso del Presidente dell’Associazione, Sig Antonio La Torre, finalizzato ad illustrare la finalità e gli obiettivi dell’AFA.
L’AFA. nasce nel 2007 per far fronte a reali e profonde problematiche economiche, contrattuali e gestionali di molti punti di vendita in franchising alimentare, soprattutto, appartenenti al Gruppo Carrefour.
Difficoltà che ogni singola attività ha vissuto e vive in solitudine e in imbarazzante silen­zio, sentendosi un’unica realtà fallimentare.
L’AFA è stata creata per unire in una sola forza tutti i franchisee appartenenti a qualsi­asi gruppo, con l’obiettivo, anche con l’aiuto di alleati esperti, di riuscire ad instaurare un dialogo e un confronto diretto con i franchisor.
L’unione di tante piccole unità in un’unica entità vuole generare un incremento di “po­tere contrattuale” necessario per affrontare i giganti della Grande Distribuzione Orga­nizzata.
Sono i Nostri punti vendita, i supermercati di prossimità che hanno il contatto “reale” con i clienti, con le loro esigenze, con le difficoltà del mercato; siamo Noi operatori che toc­chiamo il polso della situazione economica del paese.
Il Nostro è un invito all’unione trasparente, senza paure.
Dobbiamo renderci conto che siamo tessere di un domino destinate a cadere in suc­cessione nel baratro della crisi, della chiusura e non per “incapacità imprenditoriale” come il franchisor sostiene, ma per una serie di responsabilità e mancanze che spa­ziano dall’assenza del margine di guadagno alle molteplici inadempienze contrattuali.
Sta a Noi, al Nostro coraggio - e ce ne vuole tanto - cercare di non essere più delle pe­dine passive in un gioco unilaterale, ma saper diventare attivi per organizzare un vero gioco di squadra.
Nel percorso verso la consapevolezza dei Nostri doveri e diritti diviene importante evi­denziare l’alleanza che sta nascendo tra l’AFA e la Confesercenti Nazionale, rappre­sentata qui oggi dal dott. Michele Berrino.
L’incontro di oggi, inoltre, ha la finalità di illustrare, grazie al coinvolgimento di un gruppo di affermati professionisti e docenti universitari, alcune tematiche rilevanti per la ge­stione dei Nostri punti vendita: il controllo di gestione, l’analisi dei margini, del budget e del sistema informatico messo a disposizione dal franchisor.
Infine l’Avv. Geroni, con la sua decennale esperienza nella contrattualistica del franchi­sing, ci metterà in evidenza alcune insidie dello stesso.
Vi sono molteplici e seri problemi che sono complicatissimi da affrontare da soli; alcuni di noi lo hanno fatto con impavida tenacia, pagando sulla propria pelle e di tasca propria tutte le difficoltà.
Ma durante questi anni abbiamo avuto la riprova che non siamo soli e che unendoci sempre di più, con l’ausilio di seri professionisti, potremmo avere ottimi risultati.
Dobbiamo fare sentire le Nostre voci,dobbiamo insieme fare conoscere le nostre pro­blematiche al “mondo esterno”.
Questo ed altro potrà fare l’Associazione, per coloro che si iscrivono, apportando anche nuove e solide idee.
L’incontro si è articolato con le presentazioni tematiche del Dott. Berrino sul supporto fornito dalla Confesercenti, del Prof. Gamba e della Dott.ssa Alfiero sul controllo di ge­stione, del Dott. Grassi su come e dove cercare la marginalità del prodotto, del Dott. Chiarla su quali informazioni deve dare un sistema informativo per supportare in modo adeguato la gestione dell’Azienda e, infine, dell’Avv. Geroni sulle insidie del contratto di franchising.
L’incontro si è chiuso con una interessante sessione di domande e risposte.
L’AFA ad oggi conta 26 aziende iscritte, ma dopo questo incontro saranno molte di più.

Per ulteriori informazioni:

L' AVANZATA DEI COLOSSI FRANCESI

L’avanzata dei colossi francesi del commercio non è casuale, non si fermerà nei prossimi anni e non sarà limitata alla fascia olrepadana della via Emilia. Ma non è detto che i grandi centri commerciali attorno alla città saranno davvero il futuro del commercio. «L’interesse dei gruppi commerciali d’Oltralpe è esteso a tutto il Nord-Ovest d’Italia - spiega la docente di marketing dell’università di Pavia Antonella Zucchella -. Il gruppo Carrefour sta espandendo la propria rete e altri grandi gruppi seguono a ruota. L’espansione, probabilmente, si fermerà al confine con l’Emilia e al centro Italia dove sono molto più forti altri gruppi. La Coop, ad esempio». Il motivo di questa espansione è legato a scelte logistiche oltre che commerciali. «Il Nord-Ovest dell’Italia è geograficamente prossimo alla Francia - conferma la professoressa Zucchella -. Con ogni probabilità, quindi, sono proprio considerazioni di tipo logistico a condizionare le scelte di espansione dei grandi gruppi commerciali». Si sta parlando dell’insediamento di grandi poli commerciali a cintura delle città: ma davvero è questo il futuro del commercio? Davvero i piccoli negozi di quartiere sono destinati a soccombere di fronte all’avanzata dei colossi? «Non è scontato come potrebbe sembrare - aggiunge la docente di marketing -. Molti studi hanno già affrontato il tema ed è credibile un trend che vede il ritorno dei negozi nei centri urbani. E un’inversione ditendenza rispetto alla ricerca del “gigantismo” dei centri commerciali sempre più grandi. In tutta Europa si stanno affermando negozi di nuova generazioni che hanno dimesioni variegate. Non si tornerà al negozio di vicinato, probabilmente, ma ci sarà una riscoperta del negozio gestito con criteri più personali, adeguati alle richieste del cliente». Ad esempio? «Penso a negozi come i “seven eleven”, ovvero negozi centrali aperi dalle sette del mattino alle 11 di sera».
(Feat. LPP)

Carrefour correrà da sola. Agorà e Sun entrano in ESD che si rafforza.

CSA era nata dal terremoto provocato dalla fuoriuscita di Finiper dalla Supercentrale GD Plus. CSA era l’acronimo delle tre centrali che componevano la Supercentrale: Carrefour, Sun e Agorà Network. Questa settimana verrà ufficializzata la fine della collaborazione tra le società citate. Sun e Agorà network entrano in ESD. L’impegno di Agorà era stato preso sino alla fine dell’anno 2010 già dai tempi di GD Plus, così come Sun in CSA. Carrefour, di comune accordo con le altre due insegne, ha deciso di proseguire da sola l’avventura italiana.
Ci sono voci insistenti che parlano di un interessamento di Carrefour nel riavvicinarsi a Finiper, il prossimo anno la rivoluzione Carrefour Planet dovrebbe diventare realtà anche in Italia e Finiper presenta già oggi qualcosa di lontanamente assimilabile a questo progetto. Bisogna anche dire che l’aria che si respira dentro gli uffici milanesi della multinazionale francese è pesantissima a detta di molti operatori, i numeri che arrivano ogni settimana dalle vendite sono molto sconfortanti, si teme (qualcun altro si augura) una forte rivoluzione. 
GDO News

In Italia si gioca il risiko della grande distribuzione, ecco le forze in campo regione per regione

Otto leader in venti regioni diverse fanno un po' la storia della distribuzione in Italia ma anche il trionfo del federalismo distributivo. Non a caso i punti vendita recano le insegne dei player internazionali, i loghi dei grandi e dei piccoli competitor nazionali e un numero impressionante di sigle di gruppi associati.
Per Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione, «è positivo che in Italia non ci sia uno o due leader, o un formato commerciale, predominante da imporre le politiche agli altri operatori. Ma, d'altro canto, la frammentazione è un lusso che non possiamo permetterci, pena l'espulsione dal mercato».
Per Luca Pellegrini, ordinario all'università Iulm di Milano, «le differenze regionali sono talmente forti, non solo rispetto alle tradizioni gastronomiche ma anche di reddito, da costituire un freno all'espansione fuori area delle catene». Si pensi alle difficoltà di Coop in Sicilia o alla ritirata di Carrefour da Puglia e Basilicata.
Nel panorama italiano prevale dunque il localismo distributivo, a volte con quote regionali di riferimento che non arrivano al 20%, altre volte con punte fra il 30 e il 50%. Nella mappa della distribuzione grocery italiana tracciata da SymphonyIri Group, Conad svetta in sei regioni, tra cui Lazio e Campania, ma è costretta a cedere il passo a Coop, con 5 primati, nelle ricche regioni "rosse" dell'Emilia Romagna e della Toscana cui si aggiungono anche Liguria, Umbria e Friuli; il gruppo associativo Selex primeggia, a sorpresa, in tre regioni, tra cui Veneto e Puglia; Auchan fa breccia nelle Marche e in Sicilia mentre Esselunga deve accontentarsi del "solo" primato in Lombardia, la regione più ricca d'Italia.
Quanto alle concentrazioni, in dettaglio Coop sfonda largamente il tetto del 40% di quota di mercato in Toscana (48%) ed Emilia Romagna (41%) e la lambisce in Liguria (39,2%); il gruppo associato C3 la centra in Valle D'Aosta mentre Selex si ferma a un passo (38,5%) in Basilicata. In Lombardia Esselunga impugna lo scettro del comando con poco più del 28% del mercato, ma stacca nettamente Carrefour e Auchan (circa l'11%) e soprattutto il "nemico" Coop (7,9%).
Tuttavia in casa delle cooperative la situazione dei duellanti si rovescia: in Toscana la società di Bernardo Caprotti non arriva nemmeno alla metà della quota della Coop e in Emilia si ferma al 7%. In Piemonte Coop ed Esselunga sono i follower di Carrefour, gigante degli ipermercati con oltre il 22% del mercato, ma con quote, rispettivamente, del 18 e del 10%. In Emilia, Coop e Conad si ritagliano circa il 70% del mercato. Tuttavia «la forte concentrazione delle cooperative – sostiene Barberini – non si traduce automaticamente nel controllo dei prezzi: dai nostri panel emerge che la concorrenza è molto agguerrita».
Ma non mancano neanche i buchi nelle reti: Coop, leader nazionale, è assente in Valle D'Aosta, Sardegna, Calabria e Molise mentre Esselunga, terzo competitor, è presente solo in Lombardia, Emilia, Toscana, Liguria, Piemonte e marginalmente in Veneto. «Il quadro a macchia di leopardo che emerge – osserva Gianmaria Marzoli, vice presidente retail di SymphonyIri Group – si complica ulteriormente e livello provinciale. Insomma la mappa di oggi è il frutto della storia e dell'evoluzione della grande distribuzione italiana, tanto che, alla fine, si potrebbe dire che ciascun distributore è padrone a casa propria. Forse solo Conad ha una presenza più capillare a livello nazionale».
«Il federalismo distributivo – aggiunge Pellegrini – nasce nei territori e si espande nelle aree limitrofe, condizionato peraltro da un sistema di autorizzazioni che non è stato pro-quota».
Secondo il docente è improponibile un processo di aggregazione accelerato «ma la grande crisi degli iper potrebbe dare una spinta al processo di consolidamento. Anche se gli specialisti degli iper, come Carrefour e Auchan, stanno premendo sul pedale dell'associazionismo e del franchising. Funzionerà? É una partita aperta: le multinazionali decidono rapidamente, l'associazionismo ha tempi più lunghi».
Anche per Barberini la crisi dell'iper può portare a un consolidamento «ma intanto gli operatori possono dividere le superfici e i costi delle strutture». Ma da cosa nasce la crisi dell'Iper? «Dalla presenza del non food sugli scaffali – risponde Marzoli –. I prodotti elettronici e l'abbigliamento sono offerti, con più varietà e servizio, da Media World, da Zara e H&M. Inoltre una popolazione più anziana preferisce la comodità dei negozi di prossimità».
«Oggi – conclude Pellegrini – i consumatori premiano il formato del superstore, come quelli di Esselunga, e il negozio di vicinato. Si tratta quindi di ricostruire una struttura commerciale: è un netto cambio di direzione ma è quello che hanno fatto in Inghilterra».
Il Sole24ore

La classifica 2010 di Altroconsumo

Altroconsumo pubblica la classifica di supermercati e ipermercati dove conviene fare la spesa.
L’insegna che ottiene il risultato migliore in assoluto è Iper mentre la seconda posizione nella classifica generale (ad un solo punto di distanza) spetta a Esselunga, una catena molto presente nel Centro-Nord e che per anni ha meritato il primo posto nella graduatoria di Altroconsumo.
A quota 102 a pari merito si posizionano: Alì (una catena locale veneta), Bennet, Il Gigante (presenti soprattutto nelle regioni settentrionali), Auchan e Panorama. Al quarto posto a pari merito (103) troviamo Ipercoop e Leclerc, mentre raggiungono quota 104 Carrefour, Emisfero, Famila, Interspar, Dok, Pam e Ipersimply. Maglia nera, infine, per Standa/Billa.

Altroconsumo assegna l’indice 100 alla catena che si è rivelata la più conveniente. Gli altri indici sono assegnati in modo proporzionale, per cui un indice 105 vuol dire che i prezzi sono più cari del 5%.
Le città dove la concorrenza risulta più agguerrita sono Verona, Firenze, Treviso, Pisa, Padova e Arezzo. In queste località si trovano i prezzi più bassi e più interessanti per i consumatori.

Classifica delle catene più convenienti ( tabella 1)
Nome della catena Tipo
I=iperemercato
S= supermercato
Indice
Iper
I
100
Esselunga
S
101
Alì
S/I
102
Bennet
I
102
Gigante
S/I
102
Auchan
I
102
Panorama
I
102
Ipercoop
I
103
LeclercConad
I
103
Emisfero
I
104
Carrefour
I
104
Famila
S/I
104
InterSpar / IperSpaR
I
104
Dok
S
104
Pam
S
104
Ipersimply
S
104
Spark
S
105
Conad Superstore
S
105
Pim
S
105
Simply
S
105
Coop
S
106
MaxiSidis
S
106
Poli
S
106
Unes
S
107
SuperO
S
107
Carrefour Market/ GS
S
107
Eurospar
S
107
A&O/ Super A&O
S
107
Insieme a Gs
S
107
IperSidis
S
107
Sma
S
108
SuperElite
S
108
Basko
S
108
Tigre / MaxiTigre
S
108
PuntoSma
S
109
Conad
S
109
DiMeglio
S
110
Sigma
S
110
Sisa
S
111
Despar
S
111
Gulliver
S
111
Billa / Standa
S
112

I problemi di Carrefour

Carrefour sta avendo dei giorni movimentati su diversi fronti.
  • In Italia continua lo scontro con lavoratori e sindacati. Questi ultimi hanno provocatoriamente distribuito dei pacchi di pasta ai dipendenti di un Ce.Di. milanese che da 93 giorni non percepiscono più lo stipendio. Secondo i sindacati i dipendenti sarebbero da reintegrare a fronte di una sentenza del tribunale di Milano. L'azienda però controbatte che le 64 persone coinvolte non sono dipendenti Carrefour ma di cooperative di movimentazione merci che a tutti gli effetti sono fornitori dell'azienda. I vertici di Carrefour Italia, quindi, parlano di strumentalizzazione dei sindacati.
  • In India l'azienda sta per aprire il suo primo store. L'intenzione dei francesi sarebbe quella di operare direttamente nel Paese asiatico ma la legge locale prevede che le aziende straniere abbiano comunque un partner locale per poter svolgere operazioni commerciali sul territorio indiano...
  • Sempre in Asia prosegue la strategia di dismissioni dai Paesi considerati non strategici (Tailandia, Malesia e Singapore) e nei giorni scorsi è stata avviata la raccolta delle offerte delle aziende interessate a rilevare i pdv dei francesi (si sarebbero dette interessate Tesco, Casino e l'asiatica Dairy Farm). L'obiettivo di Carrefour è di incassare entro la fine dell'anno almeno un miliardo di euro per finanziare lo sviluppo nella regione.
  • In Cina, invece, le beghe hanno il nome di Anhui Jiale un retailer locale che Carrefour ha denunciato per violazione della concorrenza. L'argomento del contendere sarebbe l'utilizzo da parte dei cinesi del logo "Jialefu" (che in pratica è la dizione cinese di Carrefour) per una catena di oltre 160 pdv. Le richieste presentate al tribunale sono relative al cambio di logo da parte dell'azienda cinese e ad un pagamento di un risarcimento di 6 milioni di yuan a causa dell'utilizzo (per le insegne, i cartellini dei prezzi, le ricevute e i sacchetti della spesa) di un nome e un logo riconducibile a quello della catena francese.
 The Retailer 

Carrefour, la protesta degli ex magazzinieri fanno la spesa e non vogliono pagare il conto

Singolare iniziativa ad Assago: il direttore li ha invitati a desistere minacciando la denuncia per furto.
Con il carrello pieno di pasta, acqua e pannolini si sono avvicinati alle casse. «Fateci passare, dobbiamo dare da mangiare ai nostri figli». È la nuova protesta dei lavoratori del magazzino del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele, che si sono presentati al supermarcato Carrefour di Assago, alle porte di Milano, per protestare contro il mancato pagamento degli arretrati.
Avvicinato il direttore del supermercato, funzionari e delegati hanno trattato per avere un anticipo sotto forma di beni di prima necessita. Poi - dopo circa una mezz’ora all’interno - hanno lasciato i carrelli davanti alle casse e sono usciti dal supermercato consegnando volantini.
Da tre mesi i 60 magazzinieri di Pieve hanno la busta paga a zero ore e non vengono fatti rientrare a lavoro. Questo nonostante due sentenze del tribunale del lavoro che danno ragione ai lavoratori. Ieri un incontro in prefettura tra sindacati, Carrefour e consorzio Gemal - che gestisce l’appalto - si è risolto con un nulla di fatto. «La nostra proposta è di reintegrare tutti i lavoratori - ha detto Ettore Montagna (Filt-Cgil) - perché prima di tutto bisogna rispettare le sentenze. Poi si potrà discutere di cassa integrazione». E' previsto anche l’invio di una lettera all'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.

Carrefour ritrova l'utile ma delude attese


Conti in attivo per la catena francese Carrefour, che però non riesce a soddisfare gli analisti, che giudicano i risultati inferiori alle attese. La catena alimentare d'oltralpe ha infatti chiuso il semestre con un utile di 82 mln di euro, a fronte di un rosso di 58 mln riportato l'anno precedente, ma inferiore ai 292 mln attesi dagli analisti. Le vendite sono salite del 6% a 43,7 mld, mentre l'Ebit è aumentato del 40% a 712 mld. La società ha risentito dell'impatto dell'andamento degli affari in America Latina, ma conferma gli obiettivi per fine anno di un activity coontribution (una misura del risultato operativo) di 3,1 mld. 

I supermercati (Carrefour) si ispirano ai mercati rionali

Alle troupe televisive che chiedono la loro opinione alle signore che escono dal nuovo Carrefour di Ecully, periferia (chic) di Lione, una delle risposte più frequenti è la seguente: «Non sembra neanche un ipermercato». Ebbene, è quello che i dirigenti del gruppo, numero uno della grande distribuzione in Europa, attendevano. Ora che l'ipermercato è in crisi (strutturale, non solo per l'impasse economica), che la gente è stanca del suo gigantismo, della sua offerta eccessiva e soprattutto confusa di prodotti, della sua atmosfera anonima, i francesi giocano la carta di Carrefour Planet, a metà fra un mercato di strada e un grande magazzino, pieno di colori pastello e luci soffuse.
Dopo anni di preparazione (accompagnata da una vasta inchiesta che ha riguardato 50mila clienti abituali) e in un'atmosfera da «guerra fredda» (poche le rivelazioni in anteprima nei media: i concorrenti possono copiare), il gruppo ha aperto i suoi primi Carrefour Planet a Ecully e un altro a Vénissieux, sempre nella periferia di Lione (ma più popolare). In questi giorni ne saranno inaugurati altri tre, due in Spagna (alle porte di Madrid) e un altro a Bruxelles. Dal prossimo gennaio Carrefour convertirà alla nuova formula la maggioranza dei suoi ipermercati in Francia e nel resto d'Europa, Italia compresa. L'esperimento è studiato con attenzione da tutti gli operatori del settore. Fu Carrefour a creare nel lontano 1963 il primo ipermercato di Francia (e uno dei primi in Europa, sulla scia degli esempi nordamericani), a Sainte-Geneviève-des-Bois, vicino Parigi. Allora non si chiamava «hypermarché», il nome venne inventato tre anni più tardi ancora da un francese, Jacques Pictet, specialista del settore. In seguito Carrefour e i suoi rivali nazionali (in particolare, Auchan e E. Leclerc) hanno invaso l'Europa con la loro «invenzione». Il problema è che, negli ultimi anni, la «gallina dalle uova d'oro» non funziona più. Ed è proprio Carrefour il primo a cercare di voltare pagina.

Eccoci al Carrefour Planet di Ecully. Finiti i tempi del grande corridoio centrale con quelli allineati per prodotto sui lati, il nuovo ipermercato è organizzato in nove poli tematici, identificati da scritte dai colori vivaci (verde per il biologico, azzurro per il surgelato, rosso vermiglio per la moda e cosi' via). Il cliente è accompagnato con nonchalance attraverso questi poli, quasi si trattasse di un mercato di strada. L'atmosfera è «cool», grazie anche al décor concepito dallo studio di Hubert de Malherie, con tanto di rotoli di carta bianca sospesi in alto, per assorbire i rumori, e lampade a Led, ecologiche e meno agressive. Rispetto a un Carrefour «normale», introvabili certi prodotti come le biciclette o ridottissimi gli spazi conscacrati al bricolage, agli articoli sportivi e ai grandi elettrodomestici. Sono presenti in catalogo e possono essere ordinati via Internet, anche utilizzando gli schermi disponibili in loco. Ma è chiaro che Carrefour si è arresa dinanzi al boom dei grandi punti vendita specializzati come Ikea o (ancora francesi) Décathlon e Conforama. Più spazio, invece, dei 14.500 metri quadrati disponibili a Ecully (un ipermercato, quindi, grande, ma non mastodontico), è destinato ad altri prodotti, vedi gli alimenti biologici, passati da 800 a 3mila.
«L'approccio non è più quello del grande bazar, ma multispecialistico», ripetono i dirigenti di Carrefour. Con più ordine, anche rispetto ai marchi. Ai quali, vedi Segafredo, Apple e tanti altri, vengono pure consacrati dei «corners», all'immagine di un grande magazzino. Sempre sulla scia di questa ispirazione, 2mila metri quadrati sono utilizzati per eventi. Al centro del «marché», ad esempio, in mezzo a frutta e verdura fresca, si organizzano corsi di cucina e di dietetica. E l'ipermercato offre nuovi servizi, come quello di babysitter o il «coiffure express», un taglio di capelli a dieci euro. L'attenzione ai prezzi e alle offerte resta forte, ma, come sottolinea Cédric Ducrocq, consulente in marketing di Dia-Mart, «continua l'imborghesimento della grande distribuzione, inziato alla metà degli anni novanta».
Il Sole 24Ore - Leonardo Martinelli

Cina e Italia in guerra per i pomodori

L’allarme è già stato lanciato: la Cina è pronta a invadere l’Italia. Con 100 milioni di chili di pomodori, circa il 15% della produzione nostrana. Coldiretti parla di concorrenza sleale, visto che le navi della Repubblica popolare porteranno nel Belpaese ‘fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio’, quelli che arrivano sugli scaffali dei supermercati, ‘è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, non quello di coltivazione del pomodoro’. E proprio grazie a questa procedura i pomodori cresciuti in Cina si trasformeranno in sughi pronti ‘italiani’.
I cinesi riescono a far arrivare sul mercato italiano il concentrato di pomodoro a prezzi bassissimi, permettendo così alle aziende (italiane) che lo acquistano di abbattere i costi di produzione anche del 50%. Bruciando, contemporaneamente, i guadagni dei produttori locali. Da qui la mobilitazione generale degli operatori del settore per fare in modo che anche sulle bottiglie di pomodoro vendute nei supermercati italiani sia possibile, con l’aiuto di un’etichettatura più precisa e veritiera, scoprire se la conserva è stata prodotta e confezionata nel Belpaese o se l’azienda si è limitata a rilavorare e imbottigliare un concentrato di pomodoro importato.
Così si limita la concorrenza, dicono alcuni. Gli agricoltori nazionali vanno protetti, ribattono altri. Dal mio punto di vista, il nocciolo della questione dovrebbe essere la tutela del consumatore. Ho vissuto per quattro anni a Hong Kong e raramente ho acquistato (volontariamente) carne, pesce, frutta o verdura made in China. Non perché sia una fanatica del pomodoro e delle bistecche nostrane. Anzi, chi vive in Asia scopre subito che, per motivi puramente geografici, la verdura e la frutta più fresca arrivano dal Sudest asiatico, la carne dall’Australia e il pesce dal Giappone. Ho fatto questa scelta semplicemente perché ho visto con i miei occhi le coltivazioni cinesi, e ho visto come i macellai cinesi di Hong Kong conservano la carne: di giorno viene scongelata e posizionata su tavoli a temperatura ambiente senza alcun tipo di protezione e, la sera, quello che avanza torna nei congelatori.
Certo, va aggiunto che negli ultimi quattro anni ho sicuramente mangiato molti prodotti cinesi, quanto meno nei ristoranti locali che amo tanto, e non mi è mai successo nulla. Tuttavia, non ho mai cambiato le mie abitudini in merito alla spesa. Ecco perché ritengo sia importante fare in modo che il consumatore sia libero di scegliere cosa acquistare. E a chi fosse interessato alle conserve made in China ricordo che nella Repubblica popolare i pomodorini ciliegia sono talmente dolci da essere spesso serviti come frutta.
Claudia Astarita - Panorama

Carrefour in Francia lancia Planet, iper alleato con i grandi marchi

L'ipermercato rappresenta per Carrefour il 50% delle vendite in Francia, ma il suo modello è da tempo in crisi. Per invertire la tendenza, il marchio della gdo ha studiato a lungo le possibili contromosse, che hanno preso la forma di Planet, il nuovo modello di. ipermercato inaugurato alle porte di Lione. Sparita la tradizionale disposizione degli spazi, che prevedeva una grande corsia centrale attorno alla quale venivano allestiti gli scaffali: i 14.500 mq ospitano sezioni dedicate alle varie categorie merceologiche, dalla bellezza all'infanzia, agli alimentari. I prodotti freschi, in particolare, presentati come sarebbero in un grande mercato all'aperto, sono messi in evidenza dai colori scuri scelti per le pareti e anche in questo settore prevale la volontà di raggruppare i prodotti per tipologia: salumi ben distinti dai formaggi, al pari della carne e della panetteria, ma c'è spazio anche per una sezione bio, di prodotti freschissimi e così via.
Fra le novità più rilevanti, la collaborazione fra i grandi marchi e Carrefour. Lo spazio dedicato ai prodotti di bellezza, per esempio, ospita un «make up bar», come scrive Le Figaro, in partnership con L'Oréal. Qui i clienti possono provare i prodotti grazie a una tecnologia di specchi virtuali, ma possono anche approfittare del parrucchiere.
n non alimentare è il campo dove più evidente è l'alleanza con i brand e dove i cambiamenti sono più radicali. È in questo ambito, infatti, che gli ipermercati soffrono di più la concorrenza delle catene specializzate e dei siti di e-commerce. La soluzione scelta è allora quella di concedere ad alcuni marchi uno spazio dedicato. Virgin, per esempio, dispone di 300 mq nell'ipermercato di Venissieux, mentre il Carrefour di Ecully, come il precedente alle porte di Lione, è sede designata di un Apple store. Diverso l'approccio, invece, per il settore del tessile e delle decorazioni: in questo caso l'insegna della gdo propone prodotti a marchio Carrefour Home, che vogliono competere con gli specialisti del settore.
«Reinventare l'ipermercato», come si propone Lars Olofsson, direttore generale di Carrefour, ha un costo: circa 20 milioni di euro per punto vendita. Considerato che i progetti di rinnovamento interesseranno almeno 200 ipermercati, equamente ri-disegnati secondo i modelli di Veniesseux ed Ecully,
Il conto finale si aggirerà sui 4 miliardi di euro.
ALESSIO ODINI - Italia Oggi

I cinesi la clonano, Carrefour fa causa

Il colosso francese ha avviato una causa legale contro la Anhui Jiale Supermarket Chain, accusata di aver violato le regole della concorrenza e il marchio registrato

Scontro tra due colossi della grande distribuzione: la francese Carrefour ha chiesto un risarcimento di 6 mln di yuan (882mila dollari) alla cinese Anhui Jiale Supermarket Chain, rea di aver violato le regole della concorrenza e il marchio registrato Carrefour. La catena locale di supermercati Jiale è stata accusata di utilizzare il logo "Jialefu", la traduzione cinese di "Carrefour" (incrocio, bivio) nel nome della compagnia, sulle insegne, sui cartellini dei prezzi, sulle ricevute e sui sacchetti della spesa. La Corte del Popolo Intermedia di Hefei ha accolto la richiesta e il procedimento, avviato il 18 agosto, è tuttora in corso. Tutto era partito dopo una indagine di mercato avviata dai francesi in Cina. Con sorpresa si sono accorti che proprio nell’area di Fuyang ci sono già 160 esercizi con la traduzione cinese del marchio "Carrefour". La Jiale, creata nel 2002, era infatti stata registrata inizialmente sotto il nome di "Anhui Fuyang Jialefu Business and Commerce Co. Ltd". Nell’agosto del 2009 poi la compagnia aveva cambiato il nome da Jialefu a Jiale. La catena cinese però ostiene di non avere violato il marchio commerciale Carrefour, proprio in virtù del cambiamento di marchio prima che la citazione fosse presentata.

CARREFOUR: DATI SEMSESTRALI POSITIVI, MA QUADRO TECNICO DEBOLE

Carrefour e' il secondo gruppo al dettaglio nel mondo in termini di reddito e vendite dopo l'americana Wal-Mart ed il primo a livello europeo, in Italia è il secondo distributore nazionale. Carrefour è presente in 30 paesi, principalmente nell'Unione Europea, Brasile e Argentina, oltre che in Nord Africa e Asia. Nel 1999 avviene la fusione con la Promodès, uno dei più grandi competitori nel mercato francese, già presente in Italia attraverso l'alleanza con il Gruppo GS di cui nel 2000 assume il controllo, potendo così espandersi nel mercato italiano. Si comincia ribattezzando in Carrefour gli ipermercati a marchio Continente, Mega, e Euromercato e creando una nuova catena di piccoli supermercati per i paesi medio-piccoli, Dìperdì. Recentemente alcuni Iperstore GS sono stati convertiti in Carrefour. Attualmente in Italia il Gruppo Carrefour opera con una rete distributiva composta da 70 ipermercati ad insegna Carrefour, 468 supermercati, superstore ed iperstore ad insegna GS, 995 supermercati di prossimità ad insegna DìperDì e 20 cash & carry con le insegne DocksMarket e GrossIper. Inoltre, 10 iper sono dotati anche di un impianto per l'erogazione di carburante, alcuni a marchio, altri in co-brading con altre compagnie.

Ricavi 96,172 miliardi (2009)
Utile netto 385 milioni (2009)
Dipendenti 51.408 (2009)
Debiti totali 41,365 miliardi (2009)
Patrimonio Netto 10,923 milioni (2009)

Le sette sorelle che decidono cosa dobbiamo mangiare

Il menù sulla tavola degli italiani è un affare in mano a sette sorelle. Noi scriviamo la lista della spesa, decidiamo che piatti servire, apparecchiamo e cuciniamo. Ma i veri padroni del nostro gusto sono i giganti della grande distribuzione organizzata (gdo). Il 70% del cibo che entra nelle nostre case arriva dai loro scaffali. E i sette big del settore (Coop, Conad, Selex, Carrefour, Auchan, Esselunga e Despar) muovono da soli quasi il 65% del mercato. Scelgono i fornitori, decretano con un sì o con un no (viste le dimensioni dei loro ordini) i destini degli agricoltori, stalle e aziende. E poco alla volta - come dice amaro Lorenzo Bazzana di Coldiretti - "hanno cambiato il palato degli italiani, nel nome del conto economico".
Noi, con la lista della spesa in una mano e il carrello nell'altra, non ce ne siamo nemmeno accorti. Ma il nostro frigorifero - nell'era lowcost della gdo - è diventato un melting pot alimentare multietnico a prova di Bossi-Fini. "Prenda i pomodori - spiega Piero Sardo, responsabile bio-diversità di Slow Food -. A Pachino in Sicilia si producono i migliori del mondo. Eppure spesso nei supermercati troviamo quelli che arrivano dall'Olanda, caricature dei pomodori veri". Il Motivo? Semplice.
di Ettore Livini "La Repubblica" del 5 agosto 2010

Megamark rileva 61 negozi da Carrefour Trenta sono con l'insegna GS e trentuno «DìperDì»

Il Gruppo Megamark di Trani, leader del Mezzogiorno nella distribuzione, ha acquisito da Carrefour 61 punti vendita, di cui 30 a insegna GS e 31 DìperDì. L’acquisizione riguarda sia supermercati fino a 2.500 metri quadri che «superette» di dimensione inferiore ubicati principalmente nelle tre province della penisola salentina (Lecce, Brindisi e Taranto) - territorio in cui il gruppo aveva sino a oggi una presenza limitata - oltre a tre supermercati nella provincia di Matera e uno nella città di Bari.
IL MARCHIO - I punti vendita rilevati, che opereranno con le insegne Megamark (Dok, A&O e Famila), hanno registrato nel 2009 un fatturato di circa 150 milioni di euro. Le 350 persone occupate nei supermercati che saranno gestiti direttamente dal gruppo, porteranno il totale dei dipendenti diretti a oltre 3mila unità. Nel 2009, gli oltre 320 punti vendita (di proprietà e affiliati) del Gruppo Megamark a insegna Dok, A&O, Famila e Iperfamila presenti in Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Campania e Lazio, hanno realizzato un fatturato di 860 milioni di euro. «Con quest’acquisizione - dichiara Giovanni Pomarico a capo del Gruppo Megamark - abbiamo potenziato la nostra presenza nel Mezzogiorno e soprattutto nel Salento, dove da tempo avevamo l’obiettivo di sviluppare la nostra rete commerciale».

L' ISLAM SULLO SCAFFALE DEL SUPERMERCATO

Sono un milione e mezzo gli arabi che vivono in Italia che insieme a quelli che vivono all' estero potrebbero diventare un target interessante per molte aziende del made in Italy del settore alimentare. specie dopo lo sdoganamento del marchio Halal in italia la prima etichetta di prodotti alimentari italiani destinati ai mussulmani praticanti d' Italia.

Despar, è sempre più Carrefour

La Carrefour, società francese della grande distribuzione, potrebbe rilevare tutti i 37 punti vendita gestiti dalla “2C Spa”. Già ora presenti sugli scaffali i prodotti transalpini. Da gennaio il marchio Carrefour potrebbe addirittura sostituire quello Despar sulle insegne dei supermercati. Tutto resta subordinato alla decisione del curatore fallimentare…
S’infittiscono sempre più le voci di un potenziale interessamento della francese Carrefour ai punti vendita Despar. Stando alle indiscrezioni degli ultimi tempi, la catena della grande distribuzione transalpina potrebbe rilevare tutti i 37 punti vendita gestiti dalla “2C spa” di Rosario Catone e Carlo Caputo.
Gli imprenditori casertani, firmatari del fitto di Cavamarket e Gds, attualmente stanno continuando nell’inventario della merce in alcuni punti vendita, come in quello cavese di Corso Mazzini ed in altri due nel Cilento. E ciò sempre nell’attesa della ratifica dell’accordo da parte del curatore fallimentare Giovanni Alari.
La sentenza, attesa per i prossimi mesi, potrà convalidare o meno l’operazione siglata dal duo casertano, che ha determinato il ritorno al lavoro per circa 700 dipendenti del gruppo. Ma nello stesso tempo potrebbe segnare l’avvento definitivo della Carrefour nei nuovi punti vendita regionali.
Al momento si parla di un’intesa tra il tandem casertano e la società francese, che permetterebbe alla stessa di fornire ai supermercati della “2C” presenti in Campania i propri prodotti, molti dei quali già ora presenti sugli scaffali. Per gennaio invece, stando sempre ai mormorii, il marchio Carrefour potrebbe essere addirittura esposto in luogo di quello Despar sulle insegne dei supermercati.
Una prima conferma arriva, intanto, dalla responsabile provinciale dell’Uil, Nadia Sabato. Secondo la sindacalista esperta nel settore commercio, l’introduzione dei prodotti Carrefour negli scaffali sarebbe propedeutica all’apposizione del marchio sull’insegna. I mesi che separano dal verdetto del curatore, infatti, potrebbero essere utili per testare il riscontro della società d’Oltralpe con l’utenza metelliana.

Consumi in calo. Anzi no.

I dati sulle vendite al dettaglio e i modi di intepretarli. Gli ultimi rilevamenti dell’Istat e i commenti strumentali delle solite associazioni.
Rispetto a maggio dello scorso anno, secondo i dati resi noti dall’Istat venerdì scorso, 23 luglio, le vendite al dettaglio sono diminuite dell'1,9%. Si tratta del secondo calo consecutivo dall’inizio del 2010. Una variazione che non solo tocca più marcatamente che in passato il settore alimentare, ma che smorza i segnali, se non di ottimismo, di timida fiducia generati dal trend positivo della produzione industriale registrato negli ultimi mesi.
La “foto” scattata dall’istituto di statistica ritrae effettivamente una situazione generale che evidenzia ancora oggettive difficoltà dei consumi a imboccare la via della ripresa. Il consumatore - come rileva anche un'indagine Ismea sulle tendenze agroalimentari - continua a essere cauto negli acquisti e, viste le difficoltà, punta al prezzo più basso, cercando di evitare di spendere per il superfluo.
Da qui a drammatizzare la situazione, però, ce ne corre. Cosa che invece è stata puntualmente fatta – ciascuno tirando l’acqua al suo mulino – da molte associazioni: dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori al Codacons, da Confcommercio a Confeserecenti. Dimenticando però che l’Istat rileva i dati basandosi sul valore delle vendite, e non sui loro volumi.
Come mai non si fa cenno, nei commenti catastrofisti delle suddette associazioni, al fatto che il livello della pressione promozionale ha da tempo ingranato la quarta e ormai un quarto degli scontrini riguarda prodotti in promozione? Non solo. A volere leggere secondo un’altra prospettiva quegli stessi dati dell’Istat, la tendenza delle vendite al dettaglio non è poi così negativa.
Negli ultimi dodici mesi, secondo l’Istat, tanto i consumi non food quanto quelli dei generi alimentari hanno subìto una flessione del 2%. Se però si guarda il dato tendenziale relativo ai primi cinque mesi di quest’anno i suddetti valori si riducono rispettivamente al -1,2% e al -0,2%. Scendendo nel particolare, il risultato negativo accusato dalla grande distribuzione dal maggio 2009 al maggio 2010 (-0,5%) si è trasformato in un +0,4% da gennaio a maggio di quest’anno.
Ancora in difficoltà, invece, le piccoli superfici. Che però migliorano sensibilmente la loro performance passando dal -2,9% al -1,1%. Anche volendo analazzire l’andamento delle vendite per format distributivo le cose (continuando nel suddetto confronto), non cambiano. Gli ipermercati dimezzano il dato negativo (da -1% a -0,5%), lo stesso accade per i supermercati (da -0,5% a -0,3%). Persino meglio fanno i discount (da -0,8% a -0,2%), mentre i punti vendita non specializzati a prevalenza non alimentare invertono addirittura la tendenza, passando da -0,8% a +1,7%. E gli specializzati spiccano il volo, mettendo a segno un balzo che li porta dal +0,7% al +2,3%.
Mara Benascordi - Distribuzione Moderna

Non solo tedesca, la mozzarella blu e' anche made in Italy

Le mozzarelle blu non sono solo tedesche. A Torino, sono state scoperte due mozzarelle color puffo prodotte dal caseificio bolognese Granarolo. A rivelarlo è il quotidiano torinese "La Stampa". Sono state acquistate nell'ipermercato Auchan di Rivoli, vicino al capoluogo piemontese. Il procuratore Raffaele Guariniello, titolare dell'inchiesta, sta già esaminando il caso e gli esami dell'Istituto zooprofilattico confermano che la colorazione è causata dallo Pseudomonas fluorescens. Un batterio che si moltiplica se esistono carenze igieniche nell'acqua. E' stata confermata dalle analisi che l'acqua utilizzata nei latticini era sporca.
Esiste quindi un legame fra le mozzarelle tedesche e quelle della Granarolo? I primi latticini a diventare blu erano prodotti dalla ditta Milchwerk Jaeger di Haag, mentre nei prodotti del caseificio bolognese è specificato che per i prodotti Granarolo viene utilizzato solo latte italiano. La spiegazione c'è, la Granarolo acquista dalla azienda tedesca del materiale per "lavorare" alcuni prodotti. La Milchwerk Jaeger, quando scoppiò lo scandalo delle mozzarelle blu, aveva già sottolineato tramite il suo legale che "la presenza del batterio ha riguardato situazioni di tenore analogo relative anche ad altre aziende dentro e fuori il territorio nazionale". Le mozzarelle tedesche sono state subito rititate dal mercato, come si regolerà la Granarolo? Il caseificio bolognese che ha fatto della qualità una delle caratteristiche del marchio.
Guariniello, in attesa della risposta della rogatoria internazionale nel caso delle mozzarelle blu tedesche, dovrà verificare anche le responsabilità della Granarolo. Immutate le ipotesi di reato: la violazione della legge del 1962 sugli alimenti e il commercio di prodotti pericolosi per la salute e la frode in commercio. (Apcom)

Un nuovo modo di acquistare




“L’innovazione tecnologica continua guiderà la domanda dei consumatori per un retail sempre più all’avanguardia. L’introduzione dei dispositivi Radio Frequency Identification (Rfid) e Near Field Communication (Nfc) sembra in grado di rivoluzionare i sistemi di pagamento al punto che, entro la fine del decennio, le high street europee potranno perfino ospitare negozi aperti 24 ore al giorno senza personale”.

Sono queste le previsioni rilasciate dagli analisti di Jones Lang LaSalle, multinazionale americana specializzata nella consulenza professionale e finanziaria.

Qualche giorno fa la società ha rilasciato la sesta parte dello studio Retail 2020: ‘Easy Shopping’. Il progetto di ricerca, lanciato il 28 Maggio scorso attraverso un sito web interattivo, prende in esame il panorama globale del retail da qui ai prossimi 10 anni.
“Uscendo dalla recessione – ha spiegato Robert Bonwell, Ceo Emea Retail di Jones Lang LaSalle -, il settore retail rappresenterà ancora una parte importante della nostra economia, fornendo crescita, lavoro e un nuovo contesto dinamico per i consumatori. Con questo progetto prendiamo un impegno con i principali player del settore a livello internazionale, discutendo le nostre previsioni per il mercato Emea del futuro, inclusi temi quali il maggior potere dei consumatori, la crescente importanza dei mercati dell’Estremo Oriente e l’espansione oltreoceano, oltre al retail online”.
La shopping experience, attraverso le nuove tecnologie (nel video un applicazione avanzata che sfrutta il Qr code) cambierà rapidamente sia lato utente che lato organizzazione. Intelligenza mobile e un'evoluzione della logistica semplificherà tutti i processi legati alla fase della scelta e dell'acquisto. L'e-commerce diventerà una procedura consolidata, i servizi di consegna a domicilio abbatteranno costi e tempistiche: i prodotti ordinati, potranno arrivare anche entro le due ore dall'emissione dell'ordine e potranno essere recapitati in luoghi diversi dal domicilio come, ad esempio, sul luogo di lavoro.

“Rendere la vita più facile ai consumatori non significa renderla più facile anche ai retailer – ha commentato James Dolphin, Head of pan-European Retail Agency di Jones Lang LaSalle - . Mentre i sistemi di pagamento automatizzati riducono costi e problemi, altre innovazioni hanno un costo non indifferente. Posti di fronte a queste sfide, i retailer cercheranno di ottimizzare l’efficienza, esternalizzando inevitabilmente la maggior parte delle proprie attività. Questo trend è destinato ad accelerare in futuro e i retailer dovranno fare più di uno sforzo per tenere i profitti all’interno dell’azienda ed evitare che vadano nelle tasche dei costruttori e gestori di siti internet, delle compagnie telefoniche, degli operatori logistici e dei provider tecnologici”.

La logistica, grazie a sistemi di tracciabilità sempre più avanzati e integrati, diversificherà il servizio di distribuzione su più canali: dai drive-ai supermercati, dalle stazioni di benzina alle tintorie, cioé a tutti i luoghi comunemente frequentati dai consumatori il che li rende punti di pick-up locali di riferimento. Non solo: la Gdo, grazie a meccanismi di profilazione degli shopper sempre più sofisticati, genererà offerte diversificate su più formati, erogando promozioni e informazioni che utilizzeranno modalità di interazione multicanali e multimediali.
“Le nuove tecnologie e le nuove pratiche operative – ha ribadito Guy Grainger, Head of Uk Retail Agency di Jones Lang LaSalle - porteranno alcuni retailer a porsi interrogativi quasi esistenziali sulla propria identità e sui propri obiettivi, oltre che sulla profittabilità o meno dei propri prodotti e servizi core”.
Tra le tendenze in atto, i ricercatori sottolineano una netta propensione per il green retailing, nell'intento di soddisfare i consumatori e di ridurre al contempo l'impatto ambientale. Tesco, Coop, Sainsbury, Zara o Wal-Mart, ad esempio, hanno da tempo indirizzato le loro strategie in questo senso già da qualche anno, riducendo i consumi energetici, studiando packaging ecologici, contribuendo a creare una nuova etica del commercio.
RFID Italia

ISTAT - i concumi ancora in calo

Giù le vendite sia nella grande distribuzione sia nei piccoli negozi: -1,9% rispetto al maggio del 2009 

In calo a maggio le vendite nel commercio al dettaglio che registrano un -1,9% rispetto al maggio del 2009 e un -0,3% rispetto ad aprile scorso. Lo rileva l’Istat «sulla base degli elementi finora disponibili». L’indice «destagionalizzato del valore del totale delle vendite al dettaglio è diminuito dello 0,3% rispetto ad aprile 2010 - si legge nella nota dell’Istituto - e nel confronto con il mese di maggio 2009 l’indice grezzo ha registrato una variazione negativa dell’1,9%». In termini congiunturali (al netto della stagionalità), le vendite di prodotti alimentari sono calate dello 0,1% e quelle di prodotti non alimentari dello 0,4%.
La diminuzione dell’1,9% registrata nel confronto con il mese di maggio 2009 per il totale delle vendite deriva da variazioni negative che hanno riguardato sia le vendite della grande distribuzione sia quelle delle imprese operanti su piccole superfici (rispettivamente meno 0,5 e meno 2,9%). Nella grande distribuzione le vendite di prodotti alimentari e quelle di prodotti non alimentari sono diminuite, rispettivamente, dello 0,8% e dello 0,2%.
Anche per le imprese operanti su piccole superfici entrambi i comparti hanno registrato una variazione negativa: meno 3,9% per le vendite di prodotti alimentari e meno 2,7% per quelle di prodotti non alimentari. Nel confronto con i primi cinque mesi del 2009 il valore del totale delle vendite ha segnato una flessione dello 0,5%, a sintesi di un incremento dello 0,4% per la grande distribuzione e di un calo dell’1,1% per le imprese operanti su piccole superfici. Nello stesso periodo le vendite di prodotti alimentari e quelle di prodotti non alimentari hanno subito flessioni, rispettivamente, dell’1,2% e dello 0,2%. A maggio 2010 tutte le tipologie di imprese della grande distribuzione hanno segnato, in termini tendenziali, risultati negativi, con la sola eccezione degli esercizi specializzati (più 0,7%). Tra gli esercizi non specializzati, gli ipermercati hanno registrato la flessione più ampia (-1%) e i supermercati quella più contenuta (-0,5%). Nel confronto con i primi cinque mesi del 2009 l’incremento più sostenuto (+2,3%) ha riguardato gli esercizi specializzati mentre gli ipermercati hanno registrato la variazioni negativa più elevata (- 0,5%).

Il Fisco cambia: imposte e tasse si pagano al supermercato

Le tasse dobbiamo continuare a pagarle, come sempre. Ciò che cambia è dove potremo pagarle. Perché se fino ad ora famiglie e imprese hanno dovuto utilizzare il canale delle poste e delle banche, adesso sarà possibile utilizzare anche canali più prosaici: tabaccai e supermercati.
E’ questa la novità di quest’anno rivolta ai contribuenti che devono saldare imposte, contributi e tasse sulla base di un accordo con Equitalia, l’agente pubblico della riscossione, e il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione.
Fisco amico, quindi, verso i cittadini. L’obiettivo, ancora una volta, è quello della semplificazione. Si offre, infatti, la possibilità ai contribuenti di poter pagare le cartelle esattoriali senza necessariamente doversi recare in banca o alla posta e, soprattutto, senza costi aggiuntivi.
A offrire tale possibilità saranno gli aderenti a Reti Amiche, il circuito creato dal governo cui partecipano soggetti pubblici e privati con il grande obiettivo di consentire l’erogazione di servizi della Pubblica Amministrazione a imprese e cittadini.
Grazie agli accordi siglati con Coop, Poste Italiane, tabaccai, Intesa SanPaolo, Unicredit e Lottomatica sono stati attivati 60.000 sportelli su tutto il territorio nazionale.
Con la sottoscrizione dell’accordo Equitalia si impegna a supportare l’attuazione degli obiettivi previsti nel piano E-GOV2012 estendendo la possibilità di provvedere al pagamento delle cartelle di Equitalia presso i soggetti che partecipano al network Reti Amiche con l’obiettivo di facilitare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, riducendo i tempi d’attesa ed estendendo gli orari ed i punti di accesso al pubblico. A garantire maggiore velocità e sicurezza nella transazione provvederanno il codice a barre inserito sul bollettino e lo scontrino rilasciato a garanzia di avvenuto pagamento.
Con Reti Amiche è in corso una vera rivoluzione: le sinergie tra network aziendali privati, associazioni e catene di distribuzione con la PA semplificano e moltiplicano le possibilità di accesso dei cittadini e delle imprese ai servizi pubblici. Tutto questo per garantire al cittadino-cliente una maggiore efficienza a costi e tempi sempre minori.

CARREFOUR: WINMARKT, PARTE L' INVESTIMENTO IN ROMANIA CON IGD SIIQ

Il nuovo Carrefour Market sarà situato presso il centro commerciale al piano terra del centro di New Lily Winmarkt Alessandria, beneficia di una superficie totale di 680 mq, di cui 530 mq di vendita.
Per accogliere il nuovo inquilino, Winmarkt ha cambiato l'intera configurazione del centro commerciale al piano terra, operando una serie di delocalizzazioni. Intorno al nuovo supermercato Carrefour, ci sarà una piccola galleria commerciale comprende già esistenti inquilini che occupano una superficie di 260 mq Questa galleria riguarderà settori come la telefonia mobile (Avenir - rivenditore Cosmote ARSIS - Vodafone Dealer) farmacia (Dona), Gioielli e regali. Il nuovo supermercato Carrefour aprira alla fine di luglio. Anche quest'anno, nel mese di settembre, Carrefour aprirà un supermercato a Cluj, nel centro commerciale Winmarkt Somes.
"L'inaugurazione Carrefour Market di Alessandria coincidra' con il completamento della prima fase della strategia aziendale attuata dalla rete commerciale Winmarkt, che era principalmente volta alla diversificazione.
Nel corso del 2009 siamo riusciti a rafforzare sia di portafoglio e anche per sostenere il valore del portafoglio immobiliare in un momento di crisi molto grave. La prossima volta sara' il turno degli investimenti per l'ammodernamento dei centri commerciali a portafoglio Winmarkt, che ha un budget di 5,5 milioni di euro entro la fine dell'anno 2012.
La seconda fase della strategia di business,e' quella di attrarre nuovi marchi internazionali nel nostro sedi nei centri urbani. "- Ha detto Marius Ionescu, Marketing Manager, Winmarkt.
Acquistato nel mese di aprile 2008 la società Immobiliare Grande Distribuzione italiana (IGD), Winmarkt è il più grande network di centri commerciali in Romania, dopo aver posseduto 15 centri commerciali e uffici in 13 città.
IGD è una società quotata alla borsa di Milano, uno dei giocatori più attivi nel settore immobiliare in Italia, con un valore di portafoglio di 1.725 milioni di euro, secondo le ultime valutazioni espresse nella fine del 2009.

Carrefour e il mal d’Europa


Fatturato in crescita al livello mondiale per il big del retail. Ma i paesi del Vecchio Continente soffrono. La situazione francese e quella italiana.
Il fatturato del colosso francese della distribuzione - secondo gruppo mondiale dietro l’inarrivabile Wal Mart - cresce. Nel secondo trimestre del 2010 ha registrato un progresso del 6,3% e ora sfiora la ragguardevole cifra di 25 miliardi di euro. Ma a trainare l’incremento delle vendite sono i paesi del continente asiatico (+9,3%) e - soprattutto - di quello sudamericano (+13%).
In Europa, infatti, le cose vanno ben diversamente. In Francia, stando a quanto riporta il quotidiano economico transalpino La Tribune, Carrefour è alle prese con un problema non da poco: una progressiva, quanto finora inarrestabile, emorragia di clienti. Nei 231 ipermercati diffusi capillarmente sul territorio francese, nel periodo compreso tra aprile e giugno di quest’anno la frequenza della clientela è calata del 2,7%, dopo che nel primo trimestre si era già ridotta del 4,5%. A soffrire di più, manco a dirlo, i reparti non food. Dove le vendite, nei primi sei mesi del 2010, sono calate di quasi 13 punti percentuali.
La situazione in altri paesi del Vecchio Continente, peraltro, non è che sia molto migliore. In Italia, a rete costante, il giro d’affari del retailer transalpino cede il 3,5%. Poco meno accusa la Spagna, alle prese - come noto - con una critica situazione economica e occupazionale. In Belgio, infine, Carrefour sconta un processo di ristrutturazione dell’insegna che le ha causato addirittura un crollo del 9% delle vendite rispetto all’anno precedente. Insomma, un momento non facile.
Certo, come si diceva, sui risultati dei vari paesi incide fortemente il cattivo andamento dei reparti non alimentari. Ma una indubbia responsabilità – specie in Francia –, è da ricercare anche nel posizionamento di Carrefour su un format, l’ipermercato, che ha ormai i suoi anni e necessita di qualche ripensamento.
I vertici del retailer francese, naturalmente, sono al lavoro da tempo per risolvere questi problemi. Attualmente, per esempio, si stanno testando nuovi concept espositivi nei reparti non food di alcuni iper nei pressi di Lione. Sperimentazioni che, se avranno successo, verranno estese a tutti gli ipermercati sia in Francia che in altri paesi europei. Quanto alla diversificazione dei format, con la dotazione di punti vendita che abbiano caratteristiche più in linea con le mutate esigenze della clientela, questo processo è già stato avviato da tempo. In Francia l’insegna Carrefour è stata declinata in “Market”, “Contact”, e “City”. Nel nostro paese, dopo la migrazione dell’insegna GS in Carrefour, si hanno i “Market” e gli “Express”.
Ma recuperare il terreno perduto in questi ultimi anni non sarà facile. Le previsioni per il 2011, almeno in Francia, non sono propriamente rosee. E c’è chi stima almeno un quinquennio perché Carrefour torni a essere per i consumatori francesi quello che era un tempo. Ancora più incerta la situazione in Italia, specie dopo la cessione di un buon numero di ipermercati nelle regioni meridionali.
Bernardo Camasi - Distribuzione Moderna

Cresce il clima di fiducia nella grande distribuzione alimentare

L’indice qualitativo, tratto da un’indagine su un panel di 200 operatori, registra per il quinto trimestre consecutivo un valore positivo (+6,4%)
Cresce l’ottimisto nel settore della Gda (Grande distribuzione alimentare, come definita da Ismea) dove il miglior clima di fiducia si registra nei supermercati (+8,4 il valore dell’indicatore), seguiti dalle piccole superfici (+3,3), mentre gli ipermercati registrano un valore ancora negativo (-2,5). L’indice, elaborato sulla base dei risultati dell’indagine qualitativa su un panel di 200 operatori della Gda, registra infatti, per il quinto trimestre consecutivo, un valore positivo (+6,4%) e in miglioramento sul trimestre precedente.

Le dinamiche
Anche le dinamiche, oltre al livello dell’indice, sono risultate migliori nei supermercati, sia in termini congiunturali sia tendenziali.
Dall’analisi delle tre componenti dell’indice (andamento delle vendite, attese di vendita e livello delle scorte) si evince che la congiuntura del secondo trimestre di quest’anno è risultata migliore sotto il profilo delle vendite, dopo il dato negativo di gennaio-marzo 2010, e meno favorevole rispetto ai tre mesi precedenti per quanto riguarda le aspettative sulle vendite (che rimangono comunque prevalentemente positive) e le giacenze di magazzino che, seppur inferiori alla media del periodo, risultano in aumento.
Il confronto a livello tendenziale rivela invece una flessione dell’indice; il secondo trimestre del 2009 era stato infatti caratterizzato soprattutto da giudizi più favorevoli circa l’andamento delle vendite correnti e da migliori aspettative su quelle future.

Il trend territoriale
A livello territoriale, i risultati migliori hanno riguardato il Mezzogiorno e le aree del Nord. Rispetto al primo trimestre dell’anno, si registra un miglioramento della fiducia esclusivamente nel Mezzogiorno e quindi un calo nelle restanti zone, in particolare nel Nord Est.
Nel confronto tendenziale si riscontrano tendenze analoghe, anche se con flessioni più accentuate ed aumenti più contenuti.
Sul fronte dei volumi dei principali prodotti alimentari venduti, il saldo tra le risposte “in aumento” e “in diminuzione” è di nuovo risultato positivo, anche se si registra ancora una prevalenza di giudizi di stabilità (da parte del 51% degli operatori).

Promozioni ancora sopra il 31%
Ha inciso infine ancora in modo notevole sull’andamento delle vendite la leva promozionale, che continua a essere ampiamente utilizzata (dal 100% del Panel anche nel trimestre in esame). Le vendite in promozione hanno inciso sul fatturato complessivo per il 31,2%, con un aumento dell'1,5% rispetto al trimestre precedente e di quasi due punti in confronto al pari periodo 2009.
GDOweek