L' ISLAM SULLO SCAFFALE DEL SUPERMERCATO

Sono un milione e mezzo gli arabi che vivono in Italia che insieme a quelli che vivono all' estero potrebbero diventare un target interessante per molte aziende del made in Italy del settore alimentare. specie dopo lo sdoganamento del marchio Halal in italia la prima etichetta di prodotti alimentari italiani destinati ai mussulmani praticanti d' Italia.

Despar, è sempre più Carrefour

La Carrefour, società francese della grande distribuzione, potrebbe rilevare tutti i 37 punti vendita gestiti dalla “2C Spa”. Già ora presenti sugli scaffali i prodotti transalpini. Da gennaio il marchio Carrefour potrebbe addirittura sostituire quello Despar sulle insegne dei supermercati. Tutto resta subordinato alla decisione del curatore fallimentare…
S’infittiscono sempre più le voci di un potenziale interessamento della francese Carrefour ai punti vendita Despar. Stando alle indiscrezioni degli ultimi tempi, la catena della grande distribuzione transalpina potrebbe rilevare tutti i 37 punti vendita gestiti dalla “2C spa” di Rosario Catone e Carlo Caputo.
Gli imprenditori casertani, firmatari del fitto di Cavamarket e Gds, attualmente stanno continuando nell’inventario della merce in alcuni punti vendita, come in quello cavese di Corso Mazzini ed in altri due nel Cilento. E ciò sempre nell’attesa della ratifica dell’accordo da parte del curatore fallimentare Giovanni Alari.
La sentenza, attesa per i prossimi mesi, potrà convalidare o meno l’operazione siglata dal duo casertano, che ha determinato il ritorno al lavoro per circa 700 dipendenti del gruppo. Ma nello stesso tempo potrebbe segnare l’avvento definitivo della Carrefour nei nuovi punti vendita regionali.
Al momento si parla di un’intesa tra il tandem casertano e la società francese, che permetterebbe alla stessa di fornire ai supermercati della “2C” presenti in Campania i propri prodotti, molti dei quali già ora presenti sugli scaffali. Per gennaio invece, stando sempre ai mormorii, il marchio Carrefour potrebbe essere addirittura esposto in luogo di quello Despar sulle insegne dei supermercati.
Una prima conferma arriva, intanto, dalla responsabile provinciale dell’Uil, Nadia Sabato. Secondo la sindacalista esperta nel settore commercio, l’introduzione dei prodotti Carrefour negli scaffali sarebbe propedeutica all’apposizione del marchio sull’insegna. I mesi che separano dal verdetto del curatore, infatti, potrebbero essere utili per testare il riscontro della società d’Oltralpe con l’utenza metelliana.

Consumi in calo. Anzi no.

I dati sulle vendite al dettaglio e i modi di intepretarli. Gli ultimi rilevamenti dell’Istat e i commenti strumentali delle solite associazioni.
Rispetto a maggio dello scorso anno, secondo i dati resi noti dall’Istat venerdì scorso, 23 luglio, le vendite al dettaglio sono diminuite dell'1,9%. Si tratta del secondo calo consecutivo dall’inizio del 2010. Una variazione che non solo tocca più marcatamente che in passato il settore alimentare, ma che smorza i segnali, se non di ottimismo, di timida fiducia generati dal trend positivo della produzione industriale registrato negli ultimi mesi.
La “foto” scattata dall’istituto di statistica ritrae effettivamente una situazione generale che evidenzia ancora oggettive difficoltà dei consumi a imboccare la via della ripresa. Il consumatore - come rileva anche un'indagine Ismea sulle tendenze agroalimentari - continua a essere cauto negli acquisti e, viste le difficoltà, punta al prezzo più basso, cercando di evitare di spendere per il superfluo.
Da qui a drammatizzare la situazione, però, ce ne corre. Cosa che invece è stata puntualmente fatta – ciascuno tirando l’acqua al suo mulino – da molte associazioni: dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori al Codacons, da Confcommercio a Confeserecenti. Dimenticando però che l’Istat rileva i dati basandosi sul valore delle vendite, e non sui loro volumi.
Come mai non si fa cenno, nei commenti catastrofisti delle suddette associazioni, al fatto che il livello della pressione promozionale ha da tempo ingranato la quarta e ormai un quarto degli scontrini riguarda prodotti in promozione? Non solo. A volere leggere secondo un’altra prospettiva quegli stessi dati dell’Istat, la tendenza delle vendite al dettaglio non è poi così negativa.
Negli ultimi dodici mesi, secondo l’Istat, tanto i consumi non food quanto quelli dei generi alimentari hanno subìto una flessione del 2%. Se però si guarda il dato tendenziale relativo ai primi cinque mesi di quest’anno i suddetti valori si riducono rispettivamente al -1,2% e al -0,2%. Scendendo nel particolare, il risultato negativo accusato dalla grande distribuzione dal maggio 2009 al maggio 2010 (-0,5%) si è trasformato in un +0,4% da gennaio a maggio di quest’anno.
Ancora in difficoltà, invece, le piccoli superfici. Che però migliorano sensibilmente la loro performance passando dal -2,9% al -1,1%. Anche volendo analazzire l’andamento delle vendite per format distributivo le cose (continuando nel suddetto confronto), non cambiano. Gli ipermercati dimezzano il dato negativo (da -1% a -0,5%), lo stesso accade per i supermercati (da -0,5% a -0,3%). Persino meglio fanno i discount (da -0,8% a -0,2%), mentre i punti vendita non specializzati a prevalenza non alimentare invertono addirittura la tendenza, passando da -0,8% a +1,7%. E gli specializzati spiccano il volo, mettendo a segno un balzo che li porta dal +0,7% al +2,3%.
Mara Benascordi - Distribuzione Moderna

Non solo tedesca, la mozzarella blu e' anche made in Italy

Le mozzarelle blu non sono solo tedesche. A Torino, sono state scoperte due mozzarelle color puffo prodotte dal caseificio bolognese Granarolo. A rivelarlo è il quotidiano torinese "La Stampa". Sono state acquistate nell'ipermercato Auchan di Rivoli, vicino al capoluogo piemontese. Il procuratore Raffaele Guariniello, titolare dell'inchiesta, sta già esaminando il caso e gli esami dell'Istituto zooprofilattico confermano che la colorazione è causata dallo Pseudomonas fluorescens. Un batterio che si moltiplica se esistono carenze igieniche nell'acqua. E' stata confermata dalle analisi che l'acqua utilizzata nei latticini era sporca.
Esiste quindi un legame fra le mozzarelle tedesche e quelle della Granarolo? I primi latticini a diventare blu erano prodotti dalla ditta Milchwerk Jaeger di Haag, mentre nei prodotti del caseificio bolognese è specificato che per i prodotti Granarolo viene utilizzato solo latte italiano. La spiegazione c'è, la Granarolo acquista dalla azienda tedesca del materiale per "lavorare" alcuni prodotti. La Milchwerk Jaeger, quando scoppiò lo scandalo delle mozzarelle blu, aveva già sottolineato tramite il suo legale che "la presenza del batterio ha riguardato situazioni di tenore analogo relative anche ad altre aziende dentro e fuori il territorio nazionale". Le mozzarelle tedesche sono state subito rititate dal mercato, come si regolerà la Granarolo? Il caseificio bolognese che ha fatto della qualità una delle caratteristiche del marchio.
Guariniello, in attesa della risposta della rogatoria internazionale nel caso delle mozzarelle blu tedesche, dovrà verificare anche le responsabilità della Granarolo. Immutate le ipotesi di reato: la violazione della legge del 1962 sugli alimenti e il commercio di prodotti pericolosi per la salute e la frode in commercio. (Apcom)

Un nuovo modo di acquistare




“L’innovazione tecnologica continua guiderà la domanda dei consumatori per un retail sempre più all’avanguardia. L’introduzione dei dispositivi Radio Frequency Identification (Rfid) e Near Field Communication (Nfc) sembra in grado di rivoluzionare i sistemi di pagamento al punto che, entro la fine del decennio, le high street europee potranno perfino ospitare negozi aperti 24 ore al giorno senza personale”.

Sono queste le previsioni rilasciate dagli analisti di Jones Lang LaSalle, multinazionale americana specializzata nella consulenza professionale e finanziaria.

Qualche giorno fa la società ha rilasciato la sesta parte dello studio Retail 2020: ‘Easy Shopping’. Il progetto di ricerca, lanciato il 28 Maggio scorso attraverso un sito web interattivo, prende in esame il panorama globale del retail da qui ai prossimi 10 anni.
“Uscendo dalla recessione – ha spiegato Robert Bonwell, Ceo Emea Retail di Jones Lang LaSalle -, il settore retail rappresenterà ancora una parte importante della nostra economia, fornendo crescita, lavoro e un nuovo contesto dinamico per i consumatori. Con questo progetto prendiamo un impegno con i principali player del settore a livello internazionale, discutendo le nostre previsioni per il mercato Emea del futuro, inclusi temi quali il maggior potere dei consumatori, la crescente importanza dei mercati dell’Estremo Oriente e l’espansione oltreoceano, oltre al retail online”.
La shopping experience, attraverso le nuove tecnologie (nel video un applicazione avanzata che sfrutta il Qr code) cambierà rapidamente sia lato utente che lato organizzazione. Intelligenza mobile e un'evoluzione della logistica semplificherà tutti i processi legati alla fase della scelta e dell'acquisto. L'e-commerce diventerà una procedura consolidata, i servizi di consegna a domicilio abbatteranno costi e tempistiche: i prodotti ordinati, potranno arrivare anche entro le due ore dall'emissione dell'ordine e potranno essere recapitati in luoghi diversi dal domicilio come, ad esempio, sul luogo di lavoro.

“Rendere la vita più facile ai consumatori non significa renderla più facile anche ai retailer – ha commentato James Dolphin, Head of pan-European Retail Agency di Jones Lang LaSalle - . Mentre i sistemi di pagamento automatizzati riducono costi e problemi, altre innovazioni hanno un costo non indifferente. Posti di fronte a queste sfide, i retailer cercheranno di ottimizzare l’efficienza, esternalizzando inevitabilmente la maggior parte delle proprie attività. Questo trend è destinato ad accelerare in futuro e i retailer dovranno fare più di uno sforzo per tenere i profitti all’interno dell’azienda ed evitare che vadano nelle tasche dei costruttori e gestori di siti internet, delle compagnie telefoniche, degli operatori logistici e dei provider tecnologici”.

La logistica, grazie a sistemi di tracciabilità sempre più avanzati e integrati, diversificherà il servizio di distribuzione su più canali: dai drive-ai supermercati, dalle stazioni di benzina alle tintorie, cioé a tutti i luoghi comunemente frequentati dai consumatori il che li rende punti di pick-up locali di riferimento. Non solo: la Gdo, grazie a meccanismi di profilazione degli shopper sempre più sofisticati, genererà offerte diversificate su più formati, erogando promozioni e informazioni che utilizzeranno modalità di interazione multicanali e multimediali.
“Le nuove tecnologie e le nuove pratiche operative – ha ribadito Guy Grainger, Head of Uk Retail Agency di Jones Lang LaSalle - porteranno alcuni retailer a porsi interrogativi quasi esistenziali sulla propria identità e sui propri obiettivi, oltre che sulla profittabilità o meno dei propri prodotti e servizi core”.
Tra le tendenze in atto, i ricercatori sottolineano una netta propensione per il green retailing, nell'intento di soddisfare i consumatori e di ridurre al contempo l'impatto ambientale. Tesco, Coop, Sainsbury, Zara o Wal-Mart, ad esempio, hanno da tempo indirizzato le loro strategie in questo senso già da qualche anno, riducendo i consumi energetici, studiando packaging ecologici, contribuendo a creare una nuova etica del commercio.
RFID Italia

ISTAT - i concumi ancora in calo

Giù le vendite sia nella grande distribuzione sia nei piccoli negozi: -1,9% rispetto al maggio del 2009 

In calo a maggio le vendite nel commercio al dettaglio che registrano un -1,9% rispetto al maggio del 2009 e un -0,3% rispetto ad aprile scorso. Lo rileva l’Istat «sulla base degli elementi finora disponibili». L’indice «destagionalizzato del valore del totale delle vendite al dettaglio è diminuito dello 0,3% rispetto ad aprile 2010 - si legge nella nota dell’Istituto - e nel confronto con il mese di maggio 2009 l’indice grezzo ha registrato una variazione negativa dell’1,9%». In termini congiunturali (al netto della stagionalità), le vendite di prodotti alimentari sono calate dello 0,1% e quelle di prodotti non alimentari dello 0,4%.
La diminuzione dell’1,9% registrata nel confronto con il mese di maggio 2009 per il totale delle vendite deriva da variazioni negative che hanno riguardato sia le vendite della grande distribuzione sia quelle delle imprese operanti su piccole superfici (rispettivamente meno 0,5 e meno 2,9%). Nella grande distribuzione le vendite di prodotti alimentari e quelle di prodotti non alimentari sono diminuite, rispettivamente, dello 0,8% e dello 0,2%.
Anche per le imprese operanti su piccole superfici entrambi i comparti hanno registrato una variazione negativa: meno 3,9% per le vendite di prodotti alimentari e meno 2,7% per quelle di prodotti non alimentari. Nel confronto con i primi cinque mesi del 2009 il valore del totale delle vendite ha segnato una flessione dello 0,5%, a sintesi di un incremento dello 0,4% per la grande distribuzione e di un calo dell’1,1% per le imprese operanti su piccole superfici. Nello stesso periodo le vendite di prodotti alimentari e quelle di prodotti non alimentari hanno subito flessioni, rispettivamente, dell’1,2% e dello 0,2%. A maggio 2010 tutte le tipologie di imprese della grande distribuzione hanno segnato, in termini tendenziali, risultati negativi, con la sola eccezione degli esercizi specializzati (più 0,7%). Tra gli esercizi non specializzati, gli ipermercati hanno registrato la flessione più ampia (-1%) e i supermercati quella più contenuta (-0,5%). Nel confronto con i primi cinque mesi del 2009 l’incremento più sostenuto (+2,3%) ha riguardato gli esercizi specializzati mentre gli ipermercati hanno registrato la variazioni negativa più elevata (- 0,5%).

Il Fisco cambia: imposte e tasse si pagano al supermercato

Le tasse dobbiamo continuare a pagarle, come sempre. Ciò che cambia è dove potremo pagarle. Perché se fino ad ora famiglie e imprese hanno dovuto utilizzare il canale delle poste e delle banche, adesso sarà possibile utilizzare anche canali più prosaici: tabaccai e supermercati.
E’ questa la novità di quest’anno rivolta ai contribuenti che devono saldare imposte, contributi e tasse sulla base di un accordo con Equitalia, l’agente pubblico della riscossione, e il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione.
Fisco amico, quindi, verso i cittadini. L’obiettivo, ancora una volta, è quello della semplificazione. Si offre, infatti, la possibilità ai contribuenti di poter pagare le cartelle esattoriali senza necessariamente doversi recare in banca o alla posta e, soprattutto, senza costi aggiuntivi.
A offrire tale possibilità saranno gli aderenti a Reti Amiche, il circuito creato dal governo cui partecipano soggetti pubblici e privati con il grande obiettivo di consentire l’erogazione di servizi della Pubblica Amministrazione a imprese e cittadini.
Grazie agli accordi siglati con Coop, Poste Italiane, tabaccai, Intesa SanPaolo, Unicredit e Lottomatica sono stati attivati 60.000 sportelli su tutto il territorio nazionale.
Con la sottoscrizione dell’accordo Equitalia si impegna a supportare l’attuazione degli obiettivi previsti nel piano E-GOV2012 estendendo la possibilità di provvedere al pagamento delle cartelle di Equitalia presso i soggetti che partecipano al network Reti Amiche con l’obiettivo di facilitare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, riducendo i tempi d’attesa ed estendendo gli orari ed i punti di accesso al pubblico. A garantire maggiore velocità e sicurezza nella transazione provvederanno il codice a barre inserito sul bollettino e lo scontrino rilasciato a garanzia di avvenuto pagamento.
Con Reti Amiche è in corso una vera rivoluzione: le sinergie tra network aziendali privati, associazioni e catene di distribuzione con la PA semplificano e moltiplicano le possibilità di accesso dei cittadini e delle imprese ai servizi pubblici. Tutto questo per garantire al cittadino-cliente una maggiore efficienza a costi e tempi sempre minori.

CARREFOUR: WINMARKT, PARTE L' INVESTIMENTO IN ROMANIA CON IGD SIIQ

Il nuovo Carrefour Market sarà situato presso il centro commerciale al piano terra del centro di New Lily Winmarkt Alessandria, beneficia di una superficie totale di 680 mq, di cui 530 mq di vendita.
Per accogliere il nuovo inquilino, Winmarkt ha cambiato l'intera configurazione del centro commerciale al piano terra, operando una serie di delocalizzazioni. Intorno al nuovo supermercato Carrefour, ci sarà una piccola galleria commerciale comprende già esistenti inquilini che occupano una superficie di 260 mq Questa galleria riguarderà settori come la telefonia mobile (Avenir - rivenditore Cosmote ARSIS - Vodafone Dealer) farmacia (Dona), Gioielli e regali. Il nuovo supermercato Carrefour aprira alla fine di luglio. Anche quest'anno, nel mese di settembre, Carrefour aprirà un supermercato a Cluj, nel centro commerciale Winmarkt Somes.
"L'inaugurazione Carrefour Market di Alessandria coincidra' con il completamento della prima fase della strategia aziendale attuata dalla rete commerciale Winmarkt, che era principalmente volta alla diversificazione.
Nel corso del 2009 siamo riusciti a rafforzare sia di portafoglio e anche per sostenere il valore del portafoglio immobiliare in un momento di crisi molto grave. La prossima volta sara' il turno degli investimenti per l'ammodernamento dei centri commerciali a portafoglio Winmarkt, che ha un budget di 5,5 milioni di euro entro la fine dell'anno 2012.
La seconda fase della strategia di business,e' quella di attrarre nuovi marchi internazionali nel nostro sedi nei centri urbani. "- Ha detto Marius Ionescu, Marketing Manager, Winmarkt.
Acquistato nel mese di aprile 2008 la società Immobiliare Grande Distribuzione italiana (IGD), Winmarkt è il più grande network di centri commerciali in Romania, dopo aver posseduto 15 centri commerciali e uffici in 13 città.
IGD è una società quotata alla borsa di Milano, uno dei giocatori più attivi nel settore immobiliare in Italia, con un valore di portafoglio di 1.725 milioni di euro, secondo le ultime valutazioni espresse nella fine del 2009.

Carrefour e il mal d’Europa


Fatturato in crescita al livello mondiale per il big del retail. Ma i paesi del Vecchio Continente soffrono. La situazione francese e quella italiana.
Il fatturato del colosso francese della distribuzione - secondo gruppo mondiale dietro l’inarrivabile Wal Mart - cresce. Nel secondo trimestre del 2010 ha registrato un progresso del 6,3% e ora sfiora la ragguardevole cifra di 25 miliardi di euro. Ma a trainare l’incremento delle vendite sono i paesi del continente asiatico (+9,3%) e - soprattutto - di quello sudamericano (+13%).
In Europa, infatti, le cose vanno ben diversamente. In Francia, stando a quanto riporta il quotidiano economico transalpino La Tribune, Carrefour è alle prese con un problema non da poco: una progressiva, quanto finora inarrestabile, emorragia di clienti. Nei 231 ipermercati diffusi capillarmente sul territorio francese, nel periodo compreso tra aprile e giugno di quest’anno la frequenza della clientela è calata del 2,7%, dopo che nel primo trimestre si era già ridotta del 4,5%. A soffrire di più, manco a dirlo, i reparti non food. Dove le vendite, nei primi sei mesi del 2010, sono calate di quasi 13 punti percentuali.
La situazione in altri paesi del Vecchio Continente, peraltro, non è che sia molto migliore. In Italia, a rete costante, il giro d’affari del retailer transalpino cede il 3,5%. Poco meno accusa la Spagna, alle prese - come noto - con una critica situazione economica e occupazionale. In Belgio, infine, Carrefour sconta un processo di ristrutturazione dell’insegna che le ha causato addirittura un crollo del 9% delle vendite rispetto all’anno precedente. Insomma, un momento non facile.
Certo, come si diceva, sui risultati dei vari paesi incide fortemente il cattivo andamento dei reparti non alimentari. Ma una indubbia responsabilità – specie in Francia –, è da ricercare anche nel posizionamento di Carrefour su un format, l’ipermercato, che ha ormai i suoi anni e necessita di qualche ripensamento.
I vertici del retailer francese, naturalmente, sono al lavoro da tempo per risolvere questi problemi. Attualmente, per esempio, si stanno testando nuovi concept espositivi nei reparti non food di alcuni iper nei pressi di Lione. Sperimentazioni che, se avranno successo, verranno estese a tutti gli ipermercati sia in Francia che in altri paesi europei. Quanto alla diversificazione dei format, con la dotazione di punti vendita che abbiano caratteristiche più in linea con le mutate esigenze della clientela, questo processo è già stato avviato da tempo. In Francia l’insegna Carrefour è stata declinata in “Market”, “Contact”, e “City”. Nel nostro paese, dopo la migrazione dell’insegna GS in Carrefour, si hanno i “Market” e gli “Express”.
Ma recuperare il terreno perduto in questi ultimi anni non sarà facile. Le previsioni per il 2011, almeno in Francia, non sono propriamente rosee. E c’è chi stima almeno un quinquennio perché Carrefour torni a essere per i consumatori francesi quello che era un tempo. Ancora più incerta la situazione in Italia, specie dopo la cessione di un buon numero di ipermercati nelle regioni meridionali.
Bernardo Camasi - Distribuzione Moderna

Cresce il clima di fiducia nella grande distribuzione alimentare

L’indice qualitativo, tratto da un’indagine su un panel di 200 operatori, registra per il quinto trimestre consecutivo un valore positivo (+6,4%)
Cresce l’ottimisto nel settore della Gda (Grande distribuzione alimentare, come definita da Ismea) dove il miglior clima di fiducia si registra nei supermercati (+8,4 il valore dell’indicatore), seguiti dalle piccole superfici (+3,3), mentre gli ipermercati registrano un valore ancora negativo (-2,5). L’indice, elaborato sulla base dei risultati dell’indagine qualitativa su un panel di 200 operatori della Gda, registra infatti, per il quinto trimestre consecutivo, un valore positivo (+6,4%) e in miglioramento sul trimestre precedente.

Le dinamiche
Anche le dinamiche, oltre al livello dell’indice, sono risultate migliori nei supermercati, sia in termini congiunturali sia tendenziali.
Dall’analisi delle tre componenti dell’indice (andamento delle vendite, attese di vendita e livello delle scorte) si evince che la congiuntura del secondo trimestre di quest’anno è risultata migliore sotto il profilo delle vendite, dopo il dato negativo di gennaio-marzo 2010, e meno favorevole rispetto ai tre mesi precedenti per quanto riguarda le aspettative sulle vendite (che rimangono comunque prevalentemente positive) e le giacenze di magazzino che, seppur inferiori alla media del periodo, risultano in aumento.
Il confronto a livello tendenziale rivela invece una flessione dell’indice; il secondo trimestre del 2009 era stato infatti caratterizzato soprattutto da giudizi più favorevoli circa l’andamento delle vendite correnti e da migliori aspettative su quelle future.

Il trend territoriale
A livello territoriale, i risultati migliori hanno riguardato il Mezzogiorno e le aree del Nord. Rispetto al primo trimestre dell’anno, si registra un miglioramento della fiducia esclusivamente nel Mezzogiorno e quindi un calo nelle restanti zone, in particolare nel Nord Est.
Nel confronto tendenziale si riscontrano tendenze analoghe, anche se con flessioni più accentuate ed aumenti più contenuti.
Sul fronte dei volumi dei principali prodotti alimentari venduti, il saldo tra le risposte “in aumento” e “in diminuzione” è di nuovo risultato positivo, anche se si registra ancora una prevalenza di giudizi di stabilità (da parte del 51% degli operatori).

Promozioni ancora sopra il 31%
Ha inciso infine ancora in modo notevole sull’andamento delle vendite la leva promozionale, che continua a essere ampiamente utilizzata (dal 100% del Panel anche nel trimestre in esame). Le vendite in promozione hanno inciso sul fatturato complessivo per il 31,2%, con un aumento dell'1,5% rispetto al trimestre precedente e di quasi due punti in confronto al pari periodo 2009.
GDOweek

Simply abbassa i prezzi e lancia la linea auto-moto di Sma


Nei Simply e IperSimply scendono i prezzi di oltre 1.000 prodotti di marca e brand store. Da settembre 9 referenze Sma per pulizia e manutenzione auto-moto
Nei supermercati Simply e negli ipermercati Ipersimply del nordo Italia sono stati abbassati i prezzi di oltre 1.000 prodotti freschi a libero servizio dell'industria di marca e della private label Sma. Per la catena si tratta un investimento stimato annuo di oltre 8 milioni di euro. “L'erosione del potere d'acquisto delle famiglie ha generato un cambiamento nei comportamenti della nostra clientela, che ottimizza la spesa concentrandosi verso prodotti più convenienti, a marca privata Sma o comunque in promozione -commenta Marco Brambilla, direttore regionale Sma-. L'iniziativa va quindi incontro alle esigenze di risparmio della nostra clientela, che non deve rinunciare alla qualità per risparmiare sugli acquisti alimentari”.

Risparmio anche per l'auto-moto
Da settembre, inoltre, sempre per consentire ai propri clienti di risparmiare (una media del del 30% rispetto ai prodotti di marca), l'insegna lancia in tutta Italia la linea auto-moto Sma, che raggruppa una decina di prodotti, per soddisfare tutte le esigenze di pulizia e manutenzione del proprio mezzo.
“Abbiamo deciso proporre un assortimento di prodotti a marca privata ancora più ricco, per profondità e ampiezza -dichiara Erica Fiore, responsabile prodotti a marchio Sma-. Oltre alla garanzia di qualità, la linea auto-moto offre al cliente la possibilità di scegliere tra differenti fasce di prezzo e di abbassare il proprio scontrino”.

Trasformazioni
Intanto Sma annuncia che, entro fine anno, trasformerà l'intera rete di vendita italiana focalizzando la propria offerta sulle tre formule commerciali che maggiormente rispondono alle richieste della clientela: i piccoli supermercati di vicinato Punto, i supermercati di prossimità Simply e i grandi supermercati d'attrazione Ipersimply.
GDOweek

L'Antitrust multa gli ipermercati Auchan

Auchan, la diffusa catena di ipermercati, è stata multata per pratica commerciale scorretta. L'ammontare della sanzione è di 110 mila euro. A tale conclusione è giunto l'antitrust dopo aver rilevato che sul sito e sui volantini del colosso francese apparivano in offerta molti prodotti, poi effettivamente irreperibili negli esercizi commerciali. In alcuni casi la disponibilità dei prodotti più vantaggiosi era esaurita già dal primo giorno dell'iniziativa promozionale. Auchan si è però giustificata in vari modi: dando la colpa a problemi burocratici o amministrativi, a sviste logistiche o semplicemente perché alcune sedi locali incriminate non hanno fatto la richiesta dei prodotti in promozione. Tali giustificazioni non hanno però convinto l'antitrust che ha specificato come un colosso della grande distribuzione debba curare particolarmente questo tipo di operazioni.

Il 2009 in fatturato..

CARREFOUR
Pesanti i conti che Carrefour ha presentato agli analisti a chiusura del 2009. Vediamoli:
Fatturato in calo dell'1,2% rispetto al 2008 a quota 87,4 miliardi di euro. L'Ebit del Gruppo è sceso del 38,9% a quota 1,705 miliardi di euro e l'utile netto a 327 milioni di euro in calo del 74,2% rispetto all'anno precedente. Il retailer ha reso noto che i risultati sono stati appesantiti dagli oneri straordinari (svalutazioni, soprattutto in Italia, per 766 milioni di euro) e di ristrutturazione che ammontano a 1,07 miliardi di euro.
A salvare i conti le ottime performance in America Latina (tanto che è prevista un'ulteriore espansione in Brasile).
Lars Olofsson (CEO del Gruppo) si è detto fiducioso sui risultati del 2010. Anno in cui dalle parti dell'azienda francese si continuerà a tagliare sui costi.

COOP
Il fatturato di Coop Italia nel 2009 ha raggiunto i 12,8 miliardi di euro in aumento dell'1,7% (l'utile è in crescita dell'1,1%) confermandosi come leader di mercato (con il 18,1% di quota di mercato) in Italia. L'andamento del prodotto a marchio è stato altrettanto positivo. Il fatturato si è attestato a 2,7 miliardi di euro raggiungendo una quota complessiva di circa il 25% (a fronte di un valore medio italiano del 14%). Le attivazioni di Coop Voce sono arrivate a quota 500.000 e il numero di corner Coop Salute è salito di 95 unità (con l'assunzione di 300 farmacisti) e un risparmio calcolato in 14 milioni di euro.
E i risultati positivi per il retailer italiano stanno proseguendo anche in questo inizio di 2010 con un fatturato in aumento dell'1,8% nei primi 5 mesi a fronte di un andamento del mercato in flessione dello 0,3% anche se le attese per i prossimi mesi sono di generale flessione della dinamica dei consumi.
Nel prossimo triennio (2010-2012) il piano della Coop è di aprire 55 PdV di cui 15 ipermercati creando 4.000 nuovi posti di lavoro, investendo oltre 700 milioni di euro. La previsione di fatturato a chiusura dell'anno in corso è di 13 miliardi di euro.
NORDICONAD
Per Nordiconad (insegne Conad, Margherita, Leclerc Conad di Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e provincia di Mantova) il 2009 si è chiuso con un fatturato di 1,342 miliardi di euro (in progresso del 3%) e un utile netto di 14,42 milioni di euro e di questi 6 milioni saranno distribuiti ai soci.
MEDIAMARKET
Mediamarket (Mediaworld e Saturn) dal canto suo ha chiuso l'anno fiscale con vendite per 2,352 miliardi di euro (in aumento del 12%) e si porta al 65° posto assoluto nella classifica per fatturato delle aziende italiane. Un risultato notevole se si considera che è in netta controtendenza con l'andamento del mercato dell'elettronica. Soddisfazione per Pierluigi Bernasconi (l'AD della società) anche dal sito di e-commerce che ha raggiunto i 44,5 milioni di euro con oltre 37 milioni di visitatori e 457 milioni di pagine visitate in un anno. Sempre nel 2009 le due catene hanno raggiunto i 100 PdV (87 Mediaworld e 13 Saturn) grazie all'apertura di 7 nuovi PdV. Nel 2010 sono previste altre 6 aperture.
COOP ADRIATICA
Il 2009 di Coop Adriatica si è chiuso con un fatturato di poco inferiore ai 2 miliardi di euro (1,949 per la precisione), in crescita dell'1,3% e i soci hanno toccato quota 1 milione e 58mila in crescita del 4,4%.I lavoratori hanno raggiunto quota 8.822 (93%a tempo indeterminato)
Altro dato impressionante e significativo è quello legato al prestito sociale che nello scorso anno ha raggiunto la cifra di 1,9 miliardi di euro (in aumento del 7% sul 2008) generando una remunerazione lorda di 26 milioni di euro per i 225.000 soci prestatori.
COIN
Il Gruppo Coin ha approvato nei giorni scorsi il bilancio 2009 che si è chiuso con un fatturato consolidato di 1,257 miliardi di euro in crescita del 7,2% rispetto allo scorso anno e un risultato netto che passa da 38,2 a 44,3 milioni di euro.
Il piano di riconversione dei negozi Upim, intanto, prosegue spedito (dei 150 store acquisiti 15 sono stati riconvertiti alla catena di abbigliamento per bambini Bluekids, 26 sono diventati Ovs e 4 Coin) e si è prossimi al lancio del nuovo format (Upimpop di cui avevo parlato qui) che verrà sperimentato a Conegliano e di cui si sarebbero già individuati i primi 4 negozi (a Roma e Milano) su cui sarà avviata l'estensione. Il nuovo format, se avrà successo, sarà applicato sicuramente ad una trentina di negozi.
Ultimo dato: a fine 2010 gli spazi affittati ai brand all'interno degli store del Gruppo saranno 25.000 mq (+40% rispetto allo scorso anno).
DESPAR
Fatturato complessivo a 1,642 m iliardi di euro in aumento del 3,3% e 196 PdV per Aspiag Service che gestisce le catende Despar (Despar, Eurospar e Interspar) nel nordest. Dopo aver comploetato il primo "prototipo" di punto vendita a basso impatto ambientale, il piano di sviluppo della rete sarà concentrato su pdv fortemente improntati al risparmio energetico;
CRAI
3,65 miliardi di euro il fatturato di Crai nelo 2009 con un progresso del 4,4% sull'anno precedente e piani aggressivi per il 2010. Per l'anno in corso l'azienda, infatti, prevede un incremento delle vendite del 40% nel canale "drug" (dove attualmente è al secondo posto con il 14,2% di quota di mercato) grazie all'ingresso nella "federazione" di Consorzio Progetto 2000. Ul teriore impulso verrà poi dato allo sviluppo della private lable (che nel corso del 2009 è cresciuta di oltre il 14%) attraverso il lancio di nuove linee nel comparto degli alimenti salutistici;
ESSELUNGA
Vendite a 6,056 milioni di euro (in crescita del 4,7%) e MOL a quota 444,1 milioni di euro (+7%) per Esselunga . L'azienda di Caprotti nel corso dell'anno fiscale appena chiuso ha anche aperto 6 nuovi store (5 in Lombardia e 1 in Piemonte). I piani per il 2010 prevedono il proseguimento della politica di contenimento dei prezzi e l'apertura di altri 5 PdV (che dovrebbero portare la rete a un totale di 146 negozi).
The Retailer

TrackAll è un servizio gratuito utile alle persone allergiche o intolleranti.


TrackAll è un servizio gratuito utile alle persone allergiche o intolleranti. Permette di verificare se nei prodotti alimentari sono presenti o meno allergeni che possono provocare reazioni avverse.
Iscrivendoti a TrackAll® potrai creare il tuo profilo personale selezionando gli ingredienti a cui sei allergico o intollerante.
Navigando nel sito potrai consultare l'archivio dei prodotti a marchio CRAI e COOP e scegliere quelli più adatti alle tue esigenze. Infatti grazie a TrackAll® il tuo profilo allergeni verrà confrontato con gli ingredienti contenuti nei prodotti evidenziando in modo chiaro se contengono o meno allergeni. ricerca allergeni su prodotti
Lo stesso servizio è disponiblie gratuitamente presso i supermercati leggendo i codici a barre dei prodotti qualificati utilizzando l'apposito palmare da ritirare in loco.
I supermercati che attualmente aderiscono all'iniziativa negli orari indicati sono:

* Ipercoop di Beinasco in strada Torino 30
Lunedì, Mercoledì e Venerdì: Pomeriggio

* Crai di corso Moncalieri 270 a Torino
Lunedì, Martedi, Giovedi e Venerdì:
10:30 - 12:30 e 17:00 - 19:00
Mercoledì e Sabato: 10:30 - 12:30
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TrackAll from TrackAll on Vimeo.

Conad: un modello vincente leader di mercato nel format supermercati.

L’assemblea dei soci di Conad ha approvato il bilancio esercizio 2009 che registra un fatturato di 9,299 miliardi di euro (+6,19 per cento rispetto al 2008). Conad diviene così la prima insegna in Italia nel segmento supermercati, con un patrimonio netto aggregato salito a 1,43 miliardi di euro (+9,18 per cento rispetto al 2008) e l’utile aggregato delle cooperative destinato a riserva indivisibile a 119,94 milioni di euro. Con le 8 cooperative associate, 38.500 dipendenti (cresciuti di 2.120 unità, in forza degli 80.568 mq. di superficie di vendita in più rispetto al 2008), con 2.918 punti di vendita presenti in 1.380 comuni di tutte le regioni italiane, Conad si presenta come una realtà in costante evoluzione, capace di sviluppare progetti, promuovere innovazione di servizio e di prodotti in un rapporto settimanale con oltre 6 milioni di famiglie (è l’insegna con la più alta frequenza d’acquisto).
Dietro questi numeri c’è un modello imprenditoriale vincente, legato a un sistema di valori che è elemento distintivo nel panorama della grande distribuzione nazionale. Un modello che promuove lo sviluppo di un’imprenditorialità diffusa, fatta di oltre 3.000 soci che hanno scelto di associarsi a Conad, e un sistema di valori – senso di appartenenza, partecipazione, mutualità – che è il punto di riferimento di tutte le attività e di ogni progetto del gruppo.
“Conad ha raggiunto una quota di mercato del 10 per cento. La nostra priorità – fa notare l’amministratore delegato di Conad, Camillo De Berardinis – è lavorare sulla qualità dello sviluppo, per far crescere la nostra rete di punti di vendita, migliorare la competitività dei nostri soci e fidelizzare un numero crescente di clienti, mantenendo quelle specificità che ci rendono riconoscibili e affidabili e cercando nello stesso tempo di intercettare le nuove esigenze e i nuovi modelli di consumo”. In crescita anche la marca commerciale, la cui quota ha raggiunto il 21 per cento dell’assortimento (+2 punti percentuali rispetto al 2008) ben rappresentato da oltre 2 mila prodotti con la qualità della marca leader, ma a un prezzo mediamente inferiore del 25 per cento, in grado di soddisfare le esigenze di una clientela che chiede e riconosce nei prodotti Conad più qualità e convenienza.
Forte attenzione anche al segmento parafarmacie, distributori di carburanti e nuovo concept Ottica a insegna Conad: un’innovazione di servizio che fino ad oggi ha fatto complessivamente risparmiare agli italiani 12 milioni di euro.
“In questi nuovi settori abbiamo dato una risposta efficace alle famiglie in un momento di forte crisi, riducendo i prezzi e ampliando i servizi – commenta De Berardinis – e potremmo fare di più se le misure che hanno aperto questi settori alla concorrenza non trovassero tanti ostacoli”. In primo piano anche le attività di export: Conad è l’unica catena della grande distribuzione italiana presente in modo permanente con i propri prodotti nella rete di vendita dei suoi partner europei sia con la linea premium dei 210 prodotti Sapori&;Dintorni Conad sia con una linea «dedicata» ai mercati europei, Creazioni d’Italia.
Le iniziative di promozione e valorizzazione del made in Italy agroalimentare all’estero hanno sviluppato nel 2009 un fatturato di 30 milioni di euro (+15 per cento rispetto al 2008) e, da maggio di quest’anno, hanno il patrocinio del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Un ulteriore riconoscimento all’attività che Conad sta portando avanti ormai da diversi anni per far conoscere e apprezzare i prodotti della tradizione italiana e assicurare anche a quelli più di nicchia una diffusione che vada oltre i confini provinciali o regionali. Per il 2010 l’obiettivo è dare seguito e rafforzare la strategia che ha portato alla nascita di un nuovo modello di store, Sapori&;Dintorni Conad – i cui 2 primi punti di vendita sono stati inaugurati a metà giugno a Firenze -, aprire 8 nuovi distributori di carburanti con insegna Conad, nuove parafarmacie e nuovi corner Ottica.
Infine, sarà sviluppato un nuovo progetto di canalizzazione della rete di vendita Conad finalizzato a migliorare l’offerta, incrementare la produttività e i servizi, rafforzare la distintività dell’insegna.
GDONews - Dott. Andrea Meneghini

Il futuro prossimo della GDO

E' stato presentato il Rapporto sulla distribuzione in Italia dove è stato spiegato in maniera profonda il perché sia entrato in crisi il modello distributivo della Grande distribuzione organizzata. In estrema sintesi si è analizzato in primis che diminuisce il fatturato degli ipermercati italiani, diminuisce il numero dei supermercati, mentre crescono le aperture dei discount. Bisogna inoltre puntare sulle superfici medie, infatti nel 2010 è previsto un aumento dei volumi di vendita reali (in valore a prezzi costanti) dell’1,1% (+1,5% vendite a valore a prezzi correnti), mentre nel 2011 la crescita sarà dell’1,3% (+2,4% a prezzi correnti). Dal punto di vista delle superfici commerciali sembra che il modello di business si indirizzerà verso le medie superfici e i superstore (indicativo è anche il nuovo format del gruppo MD presentato sempre su questo numero di GDONews). Ma la ricetta non sarà univoca per tutto il territorio nazionale. Se al Nord si avverte una certa saturazione, con concentrazioni anche superiorri ala media europea, al Sud si vedono ampi margini di crescita. Interessanti i progetti del leader italiano della distribuzione, Coop Italia, che ha in programma un piano di investimenti con 55 nuove strutture di vendita per buona parte del Mezzogiorno, con un investimento di circa 700 milioni di euro, che, come ha dichiarato il presidente del Consiglio di gestione Vincenzo Tassinari, che daranno vita a 3/4mila nuovi posti di lavoro.
GDO News - Dott.Andrea Meneghini

Cinquemila comuni rischiano di restare senza negozi

Negli ultimi 5 anni hanno chiuso oltre 100mila negozi e sono andati in fumo almeno 250mila posti di lavoro. A dirlo è il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, nella sua relazione all'Assemblea annuale dell'associazione. Per questo deve essere semplificata la vita alle piccolissime imprese, quelle che chiudono direttamente senza fallire. «Semplificazione e forfetizzazione potrebbero favorire chi produce lavoro e ricchezza per il nostro Paese, - ha spiegato Venturi - a partire da quel regime dei minimi che dovrebbe essere portato dai 30.000 euro attuali a 50.000, per semplificare la vita ad oltre un milione di micro imprese, quelle che rischiano di chiudere senza fallire, che scompaiono e nessuno se ne accorge. Con esse spariscono servizio di vicinato e lavoro.
Per questo secondo Confesercenti, «è urgente un intervento per frenare questa tendenza, sostenendo chi resiste e chi si insedia in zone urbane svantaggiate, con provvedimenti fiscali mirati e favorevoli. Lo chiedo a gran voce - ha proseguito Venturi - perchè questi dati confermano quella denuncia del pericolo di desertificazione dei centri
urbani da noi lanciata già in occasione del referendum sulla liberalizzazione delle autorizzazioni commerciali, del 1995.
Liberalizzazione per far aprire nuove attività e per assicurare un servizio migliore, ci si continua a dire, e invece, proiettando gli attuali ritmi di apertura di grandi strutture commerciali, nel giro di cinque anni ci troveremo con 5mila comuni e tantissimi quartieri delle città senza negozi. Per questo, pur comprendendo le motivazioni che stanno alla base della spinta all'apertura di nuove imprese, ritengo che l'attenzione istituzionale deve essere orientata soprattutto verso chi già c'è, verso quelle Pmi che resistono per non ritrovarci città e quartieri senza servizi, senza vita sociale e senz'anima».
Sole 24 ore

L’anno nero del non food

L’ottava edizione dell’Osservatorio Non Food di Indicod-Ecr traccia un quadro generale del comparto piuttosto critico per il 2009. I mercati in controtendenza e la riscoperta, sulla spinta di una crescente domanda di negozi di vicitato, dei format cittadini.
Peggio, molto peggio di come sia andata nel comparto alimentare. Le vendite dei prodotti non food, nel 2009, hanno registrato una sensibile flessione. Lo aveva già reso noto l’Istat, che stimava nell’ordine del 6,2% la contrazione del giro d’affari nei consumi di prodotti non alimentari. Lo confermano ora anche i risultati dell’Osservatorio Non Food di Indicod-Ecr, l’associazione italiana non profit che raggruppa 35mila aziende industriali e distributive del settore dei beni di consumo.
L’indagine, giunta alla sua ottava edizione, ha infatti evidenziato un trend riflessivo del 4,1% nei mercati presi in esame. Un calo quasi il doppio rispetto a quello dei consumi alimentari del 2009 (-2,2%). Di fatto, sommando l’arretramento che già era avvenuto nel 2008, gli effetti sul comparto non food hanno spinto i livelli di consumo addirittura sotto al livello raggiunto nel 2005: praticamente cinque anni andati in fumo. Analizzando nel dettaglio l’andamento dei vari settori rilevati nello studio di Indicod-Ecr, tuttavia, emergono trend contrastati.
Ad accusare maggiormente la crisi sono state le vendite di casalinghi (-10,7%), di prodotti di cancelleria, (-10,3%) i mobili e l’arredamento (-10,3%), l’edutainment (-9,5%) e l’elettronica di consumo (-5%). Anche il settore del bricolage – che rappresenta uno dei principali mercati non food, con un fatturato di quasi 11 miliardi di euro e un peso del 10,3% sul giro d’affari complessivo del comparto non alimentare – ha dovuto arrendersi all’evidenza della sfavorevole congiuntura economica facendo segnare per la prima volta una variazione negativa nelle vendite pari a 4,4 punti percentuali. Più contenute le perdite di abbigliamento e calzature (-1,7%) e di prodotti di ottica (-0,8%). In controtendenza sono risultati invece i farmaci da banco (+3,6%), i giocattoli (+2,9%), gli articoli per lo sport (+1%), la profumeria e il tessile (entrambi a +0.6%).
L’Osservatorio Non Food di Indicod-Ecr ha analizzato anche le preferenze dei consumatori rispetto ai vari canali di vendita: il negozio, l’ipermercato e le cosiddette GSS (Grandi Superfici Specializzate). Su questo fronte non emergono evidenze significative. Risulta infatti che il 56% frequenta almeno ogni tanto il negozio che è più specializzato, professionale e “familiare”, il 53% sceglie l’iper per la maggiore convenienza e l’ampiezza dell’assortimento e il 54% le GSS, a cui vengono riconosciute le prestazioni migliori: vastità dell’assortimento innanzitutto, ma anche specializzazione, vocazione professionale, presenza di servizi aggiuntivi, convenienza ecc. L’expertise, in particolare, risulta il fattore che più si correla con l’intenzione di visita (intesa come desiderabilità dei canali), seguita dalla specializzazione tecnica e dall’economicità dell’offerta.
Ben più interessante è una tendenza che emerge dall’indagine relativamente alle dinamiche di canalizzazione distributiva. Tendenza che appare tanto più significativa per l’ampiezza del campione che sta alla base dello studio. L’edizione 2010 dell’Osservatorio Non Food ha preso infatti in considerazione circa 16.000 punti vendita, per un totale di 140 insegne del comparto non alimentare. La polarizzazione di alcuni mercati all’interno di ben specifici “contenitori distributivi” non sorprende più di tanto.
Non costituisce una sorpresa scoprire che la vendita di abbigliamento e calzature, per esempio, prevale nei centri commerciali, al pari degli articoli sportivi, dell’ottica e della profumeria; mentre si concentrano nei parchi commerciali i mobili, il bricolage e una buona parte dell’elettronica di consumo; così come la vendita di edutainment, cancelleria e giocattoli è ancora in buona parte appannaggio dell’agglomerazione urbana centrale (che rimane un punto di ritrovo estremamente significativo anche per abbigliamento ed elettronica di consumo sia pure con format di metratura inferiore).
Ma mettendo a confronto gli andamenti dei due poli agglomerato urbano cittadino e centro commerciale, sembra che il primo stia recuperando terreno in termini quota di mercato rispetto a una tendenza che negli ultimi anni era andata in direzione contraria. Comparti come quello degli articoli sportivi, della profumeria, dell’elettronica di consumo, del bricolage e dell’edutainment, si riaffacciano insomma alle aree urbane centrali, evidenziando positivi trend di crescita all’interno di questo polo. Lo fanno riscoprendo nuovi format che vengono incontro di fatto alla crescente domanda di una maggiore offerta “sotto casa”.
Armando Brescia - Distribuzione Moderna

CARREFOUR: APERTURE DOMENICALI ?, IN LUGLIO I CLIENTI SONO AL MARE

PORTOGRUARO. «Le deroghe concesse alle aperture domenicali non sono un vantaggio economico, per noi sono solo un problema». Monta la protesta dei negozianti, titolari e dipendenti, della galleria del centro commerciale Adriatico di via Pratiguori. I dipendenti degli oltre 50 negozi protestano perché non viene concesso loro il riposo domenicale, i titolari degli esercizi perché il vantaggio economico, con il centro commerciale praticamente deserto, non copre le spese da sostenere. Ma poiché il centro commerciale rimane aperto, i negozi devono rispettare il regolamento interno sugli orari, di fatto regolato dall’ipermercato Carrefour. Quindi tutti al lavoro. Il tema delle aperture domenicali è da sempre dibattuto, soprattutto nel Veneto Orientale, dove la grande distribuzione deve confrontarsi con la concorrenza dei vicini friulani, che possono usufruire di una legislazione molto più favorevole. «Ma così non si ottengono vantaggi - dicono gli esercenti della galleria - l’ordinanza del Comune prevede in via sperimentale la possibilità di anticipare l’apertura domenicale alle giornate del 27 giugno e del 4 e 11 luglio, in sostituzione di altrettante giornate previste a fine anno. Ma è in quest’ultime giornate che noi lavoriamo di più, c’è una maggiore affluenza, mentre adesso la gente va al mare, il 27 giugno il centro commerciale era deserto. Oltretutto abbiamo ricevuto comunicazione dell’apertura domenicale solo il martedì, molti esercizi hanno dovuto fare i salti mortali per assicurare del personale presente. Alcuni sono dovuti rientrare dalle ferie». Il malumore attraversa la gran parte, se non la totalità, degli esercenti, che si chiedono quale vantaggio dovrebbero ricavare da queste deroghe: «I costi sono di gran lunga superiori ai benefici. Noi contestiamo l’utilità di questo provvedimento». L’ordinanza comunale è stata emessa considerando che la Regione Veneto ha posticipato l’inizio dei saldi estivi dal 17 luglio al 31 agosto, anziché dal 3 luglio al 31 agosto

Istat: spesa media mensile famiglie in 2009 -1,7%, Sicilia ultima

La spesa media mensile per famiglia nel 2009 è pari, in valori correnti, a 2.442 euro, con una variazione rispetto all’anno precedente del -1,7%. Considerando poi che tale variazione incorpora sia la dinamica inflazionistica (nel 2009, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività è pari, in media, allo 0,8%, con differenze non trascurabili tra i diversi capitoli di spesa), sia la diminuzione del valore del fitto figurativo (-1,1%), la riduzione della spesa media mensile per consumi in termini reali appare alquanto significativa. E' quanto comunica l'Istat nella sua rilevazione dei consumi delle famiglie nel 2009. Il valore mediano della spesa mensile per famiglia, cioè quello al di sotto del quale si colloca la spesa della metà delle famiglie residenti, è pari a 2.020 euro (-2,9% rispetto al 2008 in termini nominali), accentuando la flessione osservata in termini di valore medio. La contrazione della spesa per consumi appare particolarmente evidente tra le famiglie con livelli di spesa medio-alti. Diminuisce del 3% rispetto al 2008 la spesa media per generi alimentari e bevande (461 euro al mese); la diminuzione segue l’incremento osservato nel 2008, essenzialmente dovuto alla sostenuta dinamica inflazionistica che aveva caratterizzato questi beni. La percentuale di famiglie che dichiara di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente è pari al 35,6%: tra queste, il 63% dichiara di aver diminuito solo la quantità, mentre il 15% di aver diminuito, oltre alla quantità, anche la qualità.

Rispetto al 2008, diminuisce la spesa media mensile per pane e cereali, per oli e grassi, per patate frutta e ortaggi, per zucchero, caffè e altro; in diminuzione risulta anche la spesa per bevande. La contrazione osservata a livello nazionale è essenzialmente dovuta alla diminuzione registrata nel Mezzogiorno, dove dai 482 euro del 2008 si scende ai 463 del 2009. In particolare, in questa ripartizione, diminuisce la spesa per bevande, pane e cereali, zucchero, caffè e altro, patate, frutta e ortaggi, anche a seguito della diminuzione della percentuale di famiglie che effettua l’acquisto. La diminuzione della spesa per oli e grassi, beni questi che mostrano una riduzione dei prezzi, è invece dovuta a quella osservata tra le famiglie residenti nel Nord. La spesa non alimentare risulta stabile a livello nazionale e pari a 1.981 euro mensili. Diminuisce la spesa per servizi sanitari, tabacchi, comunicazioni, mentre risulta in aumento la spesa per combustibili ed energia, che si associa a un periodo invernale particolarmente lungo e rigido. È il Nord che determina la diminuzione della spesa per servizi sanitari, mentre quella per le comunicazioni si osserva sia nel Nord sia nel Mezzogiorno, anche a seguito della diminuzione dei prezzi relativi ad apparecchiature e materiale telefonico. Continua, infine, la diminuzione della spesa per tabacchi, dovuta anche alla riduzione della percentuale di famiglie che li acquista. I valori mediani confermano, accentuandolo, l’andamento osservato in termini di media, per tutte le ripartizioni geografiche. Nel 2009, la spesa mensile per generi alimentari e bevande rappresenta, in media, il 18,9% della spesa totale (il 16,4% tra le famiglie del Nord, il 24,4% nel Mezzogiorno). La spesa per l’acquisto di carne si conferma la più alta tra le spese alimentari (105 euro al mese) e continua a rappresentare il 4,3% della spesa totale, con differenze territoriali sempre più evidenti: nel Mezzogiorno raggiunge il 5,6%, nel Centro il 4,4% e nel Nord il 3,6%. Il 10,4% delle famiglie acquista generi alimentari presso gli hard-discount, percentuale in crescita tra le regioni del Centro (dal 9,8% al 10,5%). Il supermercato si conferma il luogo di acquisto prevalente (68,4%), soprattutto nel Centro-nord (superiore al 70%); nel Mezzogiorno, invece, ben il 76,9% delle famiglie continua ad acquistare presso il negozio tradizionale, con percentuali decisamente superiori alla media per tutti i beni (pane, pasta, carne, pesce, frutta e ortaggi). Le differenze territoriali si riducono nel caso dell’abbigliamento: il 70,7% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno acquista questo tipo di beni presso il negozio tradizionale, contro il 62,9% delle famiglie settentrionali; in tutte le ripartizioni aumenta, tra il 2008 e il 2009, la percentuale di famiglie che acquista capi di abbigliamento presso supermercati. Ben il 62,5% delle famiglie dichiara, inoltre, di aver modificato il proprio comportamento di acquisto rispetto all’anno precedente: ha diminuito la quantità il 38,2%, la qualità il 9,8% e il 14,5% ha diminuito entrambe. Tale evidenza si associa a una generale diminuzione della quota di spesa destinata all’abbigliamento che, dal 6,3% del 2007, scende al 6,0% nel 2008 e al 5,8% nel 2009.

Tra il 2008 e il 2009 diminuisce anche la quota di spese per trasporti (14,7% nel 2007, 14,3% nel 2008, 13,8% nel 2009); in particolare, si riduce la spesa per la benzina e per gli altri carburanti (l’indice dei prezzi al consumo indica una variazione rispettivamente del -10,7% e del -19,1%). Nel caso della benzina la diminuzione è anche dovuta al minor numero di famiglie che acquista questo tipo di carburante per l’alimentazione dei propri mezzi di trasporto (dal 62,4% al 59,9%). Scende, dal 3,8% del 2008 al 3,6% del 2009, la quota della spesa per sanità (in particolare medicinali, dentista e visite mediche), risultato dovuto alla riduzione sia del numero di famiglie che effettua la spesa, sia della spesa da loro mediamente sostenuta. Diminuisce, oltre a quella per tabacchi (dallo 0,9% allo 0,8%), anche la quota di spesa destinata al tempo libero e alla cultura (dal 4,3% al 4,2%): in particolare, diminuisce la spesa per l’acquisto di nuove tecnologie, CD, DVD, giornali ed aumenta quella per l’acquisto di televisori (indotta dal passaggio al digitale terrestre), per attività sportive e per totocalcio, lotto e altri giochi con vincita. All’abitazione viene ormai destinato oltre 1/3 della spesa totale (il 33,5% del 2009 contro il 32,1% del 2008), quota che sale al 36,7% tra le famiglie del Centro. In aumento risulta anche la quota relativa alle spese per altri beni e servizi (dal 10,9% all’11,0%); in particolare, aumenta la spesa per onorari di professionisti e per pasti fuori casa. La quota di famiglie che occupano un’abitazione in affitto si attesta al 17,1%, come nel 2008 (era il 17,7% nel 2006 e il 17,2% nel 2007); tuttavia tale stabilità è l’effetto di andamenti contrapposti a livello territoriale: nel Nord la quota continua a scendere (dal 18,0% al 16,9%), mentre aumenta nel Centro e nel Mezzogiorno (dal 14,3% al 16,0% e dal 17,6% al 18,2% rispettivamente). La spesa media effettiva per il canone locativo, nel 2009, è pari a 372 euro e varia tra i 447 euro delle regioni del Centro e i 295 euro del Mezzogiorno, dove, tuttavia, si osserva l’incremento maggiore rispetto all’anno precedente. Tra le famiglie che vivono in abitazione di proprietà (il 74% del totale), il 15,9% paga un mutuo (era il 16,3% nel 2008). Questa voce di bilancio, pur non essendo una spesa per consumi (configurandosi piuttosto come un investimento) rappresenta un’uscita consistente che, per circa 2 milioni 902 mila famiglie, è pari, in media, a 510 euro al mese (erano 465 nel 2008). Il Nord, a seguito dell’incremento più elevato, mostra il valore assoluto più alto della spesa, con valori medi mensili pari a 530 euro.

La diversa dimensione familiare determina un diverso livello di spesa e una differente allocazione del budget disponibile, anche per effetto delle economie di scala: in particolare, il livello di spesa media (e mediana) aumenta in misura meno che proporzionale rispetto al numero di componenti. Nel 2009, ad esempio, la spesa media mensile per una famiglia composta da un solo individuo è circa il 70% di quella delle famiglie di due componenti ed analogo fenomeno si rileva per la spesa mediana. Tra le famiglie di cinque o più componenti, un quinto (il 21,8%) della spesa totale, pari a 3.242 euro, è destinata ai generi alimentari (contro il 17,9% delle famiglie di un solo componente); elevata appare anche la quota per l’istruzione (che raggiunge il 2,2%), dovuta alla presenza di bambini/ragazzi in età scolare. Più bassa, invece, è la quota per l’abitazione: il 21,6% contro il 34,9% osservato tra le famiglie di un solo componente. I livelli di spesa media mensile tra le famiglie con a capo una donna sono più bassi (2.055 euro) rispetto a quelli delle famiglie con persona di riferimento uomo (2.621 euro), essendo le prime tipicamente meno ampie e, in prevalenza, composte da anziane e madri sole (i corrispondenti valori mediani sono pari a 1.616 e 2.186 euro rispettivamente). Le famiglie di anziani, infatti, hanno livelli di spesa decisamente più bassi di quelli delle famiglie con a capo una persona più giovane (i single e le coppie con a capo un ultrasessantaquattrenne spendono circa i tre quarti dei single e delle coppie di giovani/adulti), così come i monogenitori si attestano su livelli di spesa più simili a quelli delle coppie di adulti senza figli che a quelli delle coppie con figli. Oltre mille euro separano la spesa media delle famiglie di operai (2.406 euro) da quella delle famiglie di imprenditori e liberi professionisti (3.493), mentre scende al di sotto dei 2.000 euro la spesa delle famiglie con a capo un disoccupato, una casalinga o una persona in altra condizione non professionale (esclusi i ritirati dal lavoro le cui famiglie spendono in media 2.104 euro). Le stesse evidenze si osservano, su livelli più bassi, anche in termini di spesa mediana.

In generale, le famiglie con i livelli di spesa più bassi (famiglie di anziani, famiglie con a capo una persona esclusa dal mercato del lavoro, sia essa ritirata o in altra condizione non professionale) destinano una quota più elevata della loro spesa totale a beni di prima necessità, come abitazione e alimentari (la quota varia tra il 55% e il 68%). Nel caso degli anziani, tra le spese incomprimibili devono essere incluse anche quelle sanitarie, che rappresentano un ulteriore 4,5% nel caso di persone sole e 5,3% nel caso di coppie. Per altre tipologie di famiglie (coppie di giovani e adulti, famiglie di imprenditori e liberi professionisti, famiglie di dirigenti e impiegati e di lavoratori in proprio) appaiono superiori alla media le quote destinate alle altre spese (pasti e consumazioni fuori casa, viaggi e vacanze, spesa per onorari professionisti, assicurazione vita e rendite vitalizie), ai trasporti e alle comunicazioni, all’abbigliamento e alle calzature, che, insieme, rappresentano circa il 40% della spesa totale. Un’elevata quota di spesa per trasporti e comunicazioni e per abbigliamento e calzature è associata anche alla presenza di figli (tali spese rappresentano circa ¼ della spesa totale), che determinano quote più elevate di spesa anche per l’istruzione e il tempo libero (sempre superiori al 5,5%).

Nel 2009, la Lombardia è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.918 euro), seguita da Veneto (2.857) ed Emilia Romagna (2.799). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia con una spesa media mensile (1.721) di oltre mille euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata. In tutte le regioni del Mezzogiorno, alla spesa alimentare viene destinato oltre un quinto della spesa totale (in Campania tale quota di spesa rappresenta più di un quarto), mentre nelle regioni del Nord, tale quota è inferiore a quella media nazionale, fatta eccezione per la Liguria (19,6%) dove elevata è la presenza di popolazione anziana. Le regioni del Centro, in particolare il Lazio (32,5%) e la Toscana (32,0%), presentano le più elevate quote di spesa totale destinate all’abitazione; tra le regioni del Nord, quote di spesa superiori al 30% si osservano solo in Liguria (32,2%) e in Friuli Venezia Giulia (30,6%). La diversa propensione alla spesa per istruzione e per sanità è legata alla diversa compartecipazione delle istituzioni locali alla spesa sostenuta dalle famiglie, ma anche alla maggiore presenza, nel primo caso, di bambini e ragazzi in età scolare e, nel secondo, di anziani. Per quanto riguarda l’istruzione, le quote di spesa totale variano da un massimo di 1,7% per la Basilicata a un minimo di 0,5% per l’Umbria. Per beni e servizi sanitari, invece, si passa da un massimo del 4,8% per il Trentino Alto Adige (nella provincia autonoma di Trento è 5,6%) a un minimo del 3,0% in Campania.
Raffaella Malito - Il Velino

Asia/ Carrefour vende nel Sud-Est e punta a Cindia

Carrefour, la seconda maggiore catena distributiva mondiale dopo l’americana Wall-Mart, potrebbe cedere le sue attività in Malesia, Singapore e Tailandia per un controvalore attorno al miliardo di dollari, secondo quanto rivela l’agenzia Reuters che cita fonti vicine alla vicenda e che precisa che nella transazione il gruppo francese verrebbe affiancato da Goldman Sachs e Ubs.

Nessun commento dalle società finora, anche se le fonti avrebbero precisato che le trattative per la vendita, che potrebbe far gola tanto a concorrenti di Carrefour quanto a fondi di private equity, sarebbero ancora nelle fasi iniziali e dunque non vi è al momento alcuna certezza che la transazione vada in porto. La notizia fa tuttavia bene al titolo, che fin da stamane si è messo in luce sul listino di Parigi con un rialzo superiore al 2% nonostante l’ennesima seduta incerta dei listini europei. Alla performance positiva di Carrefour contribuisce anche la decisione degli analisti di Deutsche Bank di portare da “hold” (mantenere in portafoglio) a “buy” (acquistare) il giudizio sul titolo.

Secondo alcuni analisti contattati da Affaritaliani la cessione, salvo divergenze sul prezzo, è un’ipotesi più che probabile, visto che il gruppo francese è già uscito dai mercati del Giappone e della Corea negli ultimi anni anche per finanziare i suoi sforzi sui mercati a più rapida crescita. Mercati come l’India, dove conta di aprire 150 ipermercati nei prossimi 5 anni e dove il gruppo ha trattative in corso col distributore locale Future Group (per operare in India qualsiasi gruppo straniero deve obbligatoriamente allearsi a un operatore locale), o la Cina, paese dove il gruppo ha aperto 22 nuovi ipermercati nel corso del 2009, salendo ad un totale di 156 ipermercati.
Una strategia che la crisi economica dell’ultimo biennio (ancora oggi i dati sulle vendite al dettaglio in Eurolandia hanno deluso le attese, salendo a maggio solo dello 0,2%, contro lo 0,3% previsto) ha ulteriormente rafforzato, tanto che già il gruppo indonesiano Para Group ha reso noto l’intenzione di procedere al collocamento di un bond da 350 milioni di dollari col cui ricavato raddoppiare dal 40% all’80% la quota detenuta dalla controllata Trans Corp in Carrefour Indonesia, con l’intenzione poi di arrivare al 100%. 
Affari Italiani

AUCHAN 'MANDA IN PENSIONE' IL SACCHETTO DI PLASTICA

Auchan e WWF presentano una serie di iniziative rivolte alla difesa della biodiversita', ad un anno dall'avvio del progetto di messa al bando del sacchetto di polietilene. Da giugno 2009 infatti Auchan ha risparmiato all'ambiente 30 milioni di shopper grandi in polietilene e 180 milioni di sacchetti piccoli, per un totale di 1458 tonnellate di plastica, pari a una superficie di 45mila chilometri quadrati (circa due volte la superficie della Toscana). Al loro posto sono state proposte differenti alternative eco-attente, ma una in particolare e' stata spinta con grande vigore: la "borsa milleusi", da portare avanti e indietro e sostituita gratuitamente in caso di rottura; ne sono stati venduti fino ad oggi 1 milione e 200 mila esemplari. Ora Auchan e WWF celebrano questo successo con la presentazione in anteprima di una special edition della borsa milleusi, realizzata con illustrazioni firmate da Fulco Pratesi, Fondatore italiano del WWF. La borsa sara' in vendita da inizio settembre al prezzo di 2,50 euro, e l'intero margine sara' destinato al programma di adozione delle Oasi WWF: 52 ipermercati Auchan in tutta Italia adotteranno un'Oasi WWF del contesto territoriale di pertinenza (13 in tutto) e predisporranno un corner dove sara' possibile acquistare le borse esclusive e ricevere alcune informazioni sull'oasi adottata e sulle sue peculiarita'. Tutti i clienti che acquisteranno la borsa esclusiva beneficeranno di un ingresso gratuito per visitare le Oasi, "tesori della natura".
Infine e' stata creata in collaborazione con Franco Panini Scuola una linea di prodotti scolastici con immagini di cuccioli. Anche questo progetto sostiene le attivita' del WWF. 
AGI

Carrefour Italia lancia linea di prodotti senza glutine


Dal 1° luglio sugli scaffali dei pdv Carrefour Iper, Market ed Express 13 referenze grocery. Con la nuova linea di prodotti senza glutine, Carrefour intende confermare il proprio impegno per il benessere legato all'alimentazione.
Un benessere alla portata di tutti, che abbina al gusto, alla garanzia di sicurezza e alla qualità dei prodotti, la grande convenienza dell'offerta Carrefour. La linea private label Carrefour No Gluten, presente con il medesimo brand anche nei punti vendita Carrefour di Francia, Spagna e Belgio, viene infatti proposta ai Clienti ad un prezzo significativamente inferiore rispetto al tradizionale canale distributivo delle farmacie e parafarmacie.

Assortimento grocery
Le 13 referenze sono nelle categorie pasta, pane, sostitutivi del pane, torte, biscotti e merende e si presentano con un pack con un codice colore innovativo rosso, giallo, arancione:
spaghetti, penne rigate, fusilli (pack da 500g), frollini al lampone 200g, biscotti ricoperti con cioccolato 150g, magdalenas 88g, magdalenas con cioccolato 100g, croissant precotti 300g, croissant precotti al cioccolato 170g, base per pizza 300g, pane bianco a fette 310g, baguette precotte 250g, torta al cioccolato 225g.

CARREFOUR: INVESTIMENTI IN FRANCIA, PROCEDURE DI MOBILITA' IN ITALIA

L'insegna della grande distribuzione testa in Francia nuove soluzioni per conquistare i clienti

Boutique e cantine per tornare a un'acquisto a misura d'uomo
Prodotti freschi in evidenza, cantine dedicate a salumi e formaggi, corner studiati per far risaltare i marchi, ambienti più accattivanti. Carrefour cerca soluzioni a tutto campo per risollevare le sorti degli ipermercati che, soprattutto in Francia, continuano a perdere clienti.

Data incontro, Apertura procedura di mobilita':
A seguito dell’apertura della procedura di mobilità da parte della società Carrefour le OO.SS. hanno provveduto a individuare di concerto con l' azienda la data per il giorno 6 luglio 2010 alle ore 14.00 presso l’Hotel NH De La Gare, Piazza XX Settembre, 2 – Bologna.