Cina e Italia in guerra per i pomodori

L’allarme è già stato lanciato: la Cina è pronta a invadere l’Italia. Con 100 milioni di chili di pomodori, circa il 15% della produzione nostrana. Coldiretti parla di concorrenza sleale, visto che le navi della Repubblica popolare porteranno nel Belpaese ‘fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio’, quelli che arrivano sugli scaffali dei supermercati, ‘è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, non quello di coltivazione del pomodoro’. E proprio grazie a questa procedura i pomodori cresciuti in Cina si trasformeranno in sughi pronti ‘italiani’.
I cinesi riescono a far arrivare sul mercato italiano il concentrato di pomodoro a prezzi bassissimi, permettendo così alle aziende (italiane) che lo acquistano di abbattere i costi di produzione anche del 50%. Bruciando, contemporaneamente, i guadagni dei produttori locali. Da qui la mobilitazione generale degli operatori del settore per fare in modo che anche sulle bottiglie di pomodoro vendute nei supermercati italiani sia possibile, con l’aiuto di un’etichettatura più precisa e veritiera, scoprire se la conserva è stata prodotta e confezionata nel Belpaese o se l’azienda si è limitata a rilavorare e imbottigliare un concentrato di pomodoro importato.
Così si limita la concorrenza, dicono alcuni. Gli agricoltori nazionali vanno protetti, ribattono altri. Dal mio punto di vista, il nocciolo della questione dovrebbe essere la tutela del consumatore. Ho vissuto per quattro anni a Hong Kong e raramente ho acquistato (volontariamente) carne, pesce, frutta o verdura made in China. Non perché sia una fanatica del pomodoro e delle bistecche nostrane. Anzi, chi vive in Asia scopre subito che, per motivi puramente geografici, la verdura e la frutta più fresca arrivano dal Sudest asiatico, la carne dall’Australia e il pesce dal Giappone. Ho fatto questa scelta semplicemente perché ho visto con i miei occhi le coltivazioni cinesi, e ho visto come i macellai cinesi di Hong Kong conservano la carne: di giorno viene scongelata e posizionata su tavoli a temperatura ambiente senza alcun tipo di protezione e, la sera, quello che avanza torna nei congelatori.
Certo, va aggiunto che negli ultimi quattro anni ho sicuramente mangiato molti prodotti cinesi, quanto meno nei ristoranti locali che amo tanto, e non mi è mai successo nulla. Tuttavia, non ho mai cambiato le mie abitudini in merito alla spesa. Ecco perché ritengo sia importante fare in modo che il consumatore sia libero di scegliere cosa acquistare. E a chi fosse interessato alle conserve made in China ricordo che nella Repubblica popolare i pomodorini ciliegia sono talmente dolci da essere spesso serviti come frutta.
Claudia Astarita - Panorama

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